Da
una parte una coppia di coniugi - all'apparenza felice - e il loro bambino, terrorizzato
dal mostro nel suo armadio. Dall'altra una famiglia con un cane grande e grosso
di nome Cujo. Nell'opera del maestro dell'orrore le vicende delle due famiglie si
intrecciano per volere del destino.
Cujo,
un San Bernardo fedele e affettuoso, per colpa di un pipistrello contrae la
rabbia e da quel momento comincia la sua inevitabile mutazione.
La
cosa bellissima del libro di Stephen King è proprio quella di vedere il punto
di vista di questo insolito protagonista. L'apprendere come la sua malattia si
aggravi pian piano e lo faccia mutare non solo nell'aspetto, ma anche
nell'animo.
Le
storie delle due famiglie si intrecciano e sviluppano in parallelo, ma in
sequenza alternata. Vediamo la famiglia Trenton alle prese con uno scandalo che
sta devastando l'azienda per cui lavora il marito Vic; poi c'è la famiglia di
Joe Camber, la cui moglie vince un'ingente somma di denaro che potrebbe
cambiare le loro vite. Cujo diventa il perno di questa situazione. In modo
speculare le storie assumono le stesse caratteristiche, ma cambiano nei
dettagli. Se da una parte a partire è il marito Vic, dall'altra a partire sarà
la moglie di Camber, accompagnata dal figlioletto.
Chi
rimane a Castle Rock è destinato ad avere a che fare con la morte, che in
questo caso prende le sembianze di un San Bernardo con gli occhi tristi e il
cervello in tilt. Egli si rivela al contempo demone e angelo punitore delle due
famiglie, entrambe colpevoli ma per ragioni diverse.
Una
fiaba horror protestante potremmo definire questa storia agghiacciante, in cui chi
non si comporta come si deve è destinato a subire il castigo divino del dio
della morte rappresentato dal nostro cagnolone rabbioso.
Seppure
il libro non sia male (ho saputo apprezzarlo solo in seguito), esso è piuttosto
prolisso e si dilunga in capitoli che risultano futili e che interrompono la
tensione creata nei capitoli precedenti. È un continuo alternarsi fra calma e alta
tensione. Forse questo era il volere di King, ad ogni modo a mio parere il film diretto da Lewis Teague (1983) risulta molto più rapido e incisivo.
Fab Draka
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