domenica 10 maggio 2015

CUJO, IL PUNITORE DI CASTLE ROCK



Da una parte una coppia di coniugi - all'apparenza felice - e il loro bambino, terrorizzato dal mostro nel suo armadio. Dall'altra una famiglia con un cane grande e grosso di nome Cujo. Nell'opera del maestro dell'orrore le vicende delle due famiglie si intrecciano per volere del destino.
Cujo, un San Bernardo fedele e affettuoso, per colpa di un pipistrello contrae la rabbia e da quel momento comincia la sua inevitabile mutazione.
La cosa bellissima del libro di Stephen King è proprio quella di vedere il punto di vista di questo insolito protagonista. L'apprendere come la sua malattia si aggravi pian piano e lo faccia mutare non solo nell'aspetto, ma anche nell'animo.
Le storie delle due famiglie si intrecciano e sviluppano in parallelo, ma in sequenza alternata. Vediamo la famiglia Trenton alle prese con uno scandalo che sta devastando l'azienda per cui lavora il marito Vic; poi c'è la famiglia di Joe Camber, la cui moglie vince un'ingente somma di denaro che potrebbe cambiare le loro vite. Cujo diventa il perno di questa situazione. In modo speculare le storie assumono le stesse caratteristiche, ma cambiano nei dettagli. Se da una parte a partire è il marito Vic, dall'altra a partire sarà la moglie di Camber, accompagnata dal figlioletto.
Chi rimane a Castle Rock è destinato ad avere a che fare con la morte, che in questo caso prende le sembianze di un San Bernardo con gli occhi tristi e il cervello in tilt. Egli si rivela al contempo demone e angelo punitore delle due famiglie, entrambe colpevoli ma per ragioni diverse.
Una fiaba horror protestante potremmo definire questa storia agghiacciante, in cui chi non si comporta come si deve è destinato a subire il castigo divino del dio della morte rappresentato dal nostro cagnolone rabbioso.
Seppure il libro non sia male (ho saputo apprezzarlo solo in seguito), esso è piuttosto prolisso e si dilunga in capitoli che risultano futili e che interrompono la tensione creata nei capitoli precedenti. È un continuo alternarsi fra calma e alta tensione. Forse questo era il volere di King, ad ogni modo a mio parere il film diretto da Lewis Teague (1983) risulta molto più rapido e incisivo.

Fab Draka

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