giovedì 26 febbraio 2015

Madonna cade dal palco ai Brit Awards




La caduta di Madonna dal palco dei Brit Awards ha subito suscitato una serie di sghignazzamenti e prese in giro. Quella che doveva iniziare come una performance in pieno stile queen of pop è invece iniziata con un flop. Beh, non del tutto in fondo. Visto che nonostante la figuraccia lei, l'Inarrestabile, si è rialzata e ha ripreso a cantare e ballare come se niente fosse, riuscendo in questo modo a cancellare l'offesa subita (che poi non è colpa del ballerino come dicono in molti, non è semplicemente riuscita a slacciare il mantello come si deve).
Significativo poi che sia caduta proprio alla strofa in cui dice "I fell into your arms" ovvero "sono caduta fra le tue braccia" e che poco dopo nel testo continui con "Lifted me up and watched me stumble (Mi hai portata in alto e poi mi hai guardato inciampare)".
Una caduta capita a tutti e prima o poi bisognava aspettarselo anche da lei. Non è da tutti però riprendersi con tanta determinazione dopo una botta del genere. Ma d'altronde lo dice anche in Living for love: "Not giving up, I'm gonna carry on... not gonna stop (Non mollerò, andrò avanti... non mi fermerò)".
Tra circa una settimana l'uscita del suo nuovo album "Rebel Heart" (anche se in realtà è uscito in leak già da qualche settimana). Vedremo se quest'album non deluderà le aspettative dei fan rivelandosi una caduta di stile. Oops! M'è sfuggito. Vabbè dai, permettiamoglielo. Dopo i suoi trentadue anni di carriera encomiabile direi che un piccolo errore ci sta. E diciamolo pure, è stata una performance degna dei bei vecchi tempi.



Il video completo della performance:









martedì 24 febbraio 2015

Recensione del libro "La vergine e lo zingaro" di H.D. Lawrence



H.D. Lawrence, autore del celeberrimo romanzo "L'amante di Lady Chatterley", ha una scrittura molto limpida e asciutta. Grazie a descrizioni paesaggistiche non troppo pompose riesce a delineare lo scenario in cui si muovono i suoi personaggi e per mezzo dei dialoghi fra questi ultimi riusciamo a scorgere le varie sfumature che li costituiscono.
In questo romanzo breve (o racconto lungo che dir si voglia) del 1930 ci descrive le vicende della giovane Yvette, figlia di un predicatore con una separazione alle spalle. Trasferitasi a Papplewick la famiglia di Yvette si presenta come un'accozzaglia di persone mal assortite. La sorella Lucille, ribelle quanto lei, è leggermente più responsabile ma non vuole ancora prendere marito ed è convinta che bisogna divertirsi prima di compiere una scelta tanto azzardata. La zia Cissie è un'arpia che odia a morte Yvette per la sua spontaneità e ingenuità, nonché per la sua indifferenza per i sentimenti altrui. La Mater, ovvero la nonna, è un fungo rinsecchito che non fa che brontolare e criticare la qualunque cosa non circoli nello spazio delle sue conoscenze e convinzioni. Infine il vicario, padre di Yvette e Lucille, è un uomo vigliacco, abbandonato dalla moglie, che teme possa essere odiato e abbandonato allo stesso modo dalle figlie.
L'incontro di Yvette con la comunità di zingari insidiatasi non molto distante dalla sua contea, stravolgerà le sue convinzioni sulla moralità e sull'amore, in conflitto fra istinto e costrizioni sociali.
Un bel libro anche se breve, scorre veloce in dieci capitoli striminziti. A mio parere Lawrence avrebbe potuto svilupparlo ulteriormente, specialmente verso la fine che diventa forse un po' troppo frettolosa. Ma Lawrence è Lawrence e non gli si può dir niente.

Autore: David Herbert Lawrence
Anno: 1930
Genere: narrativa, romanzo breve, romanzo di formazione
Punteggio: 5 stelle


Fab Draka

PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, ESTRATTO #6



Mi chiamo Trent, ho ventiquattro anni e di uomini ne conosco a bizzeffe. E quando dico “conosco” intendo proprio in senso biblico.
Sono omosessuale, di bell’aspetto e piuttosto giovane per il lavoro che ormai svolgo da anni. Molti mi definiscono col termine gigolò, altri invece escort, accompagnatore, prostituto e tante altre varianti che non sto qui a elencare.
A me piace la definizione che mi diede una volta un cliente: “puttano d’alta classe”. [...]
Ho una lista di clienti parecchio lunga, alcuni dei quali sono ormai degli habitué con cui vado a letto da anni, altri sono invece più recenti. I nuovi arrivi li chiamo io, perché come i vestiti di poco valore li indossi qualche volta e dopo li sostituisci con qualcos’altro di nuovo. Di solito, infatti, questi si fanno una sveltina e poi spariscono.
C’è una grande differenza tra i clienti abituali e i nuovi arrivi. Questi ultimi ti contattano, ti pagano, ti scopano. Tutto finisce qui. Con gli abituali instauri invece un rapporto speciale, sono più premurosi, ti viziano, ti coccolano, ti amano, ma tu non ami loro e non glielo fai capire. Ti portano in vacanza, ti fanno partecipare a grandi feste senza mai lasciarti passare per un prostituto, al massimo per il loro compagno o al limite un “nipote”.

Tratto da: "Principi azzurri a luci rosse".


#FabDraka #PrincipiAzzurriLuciRosse

lunedì 23 febbraio 2015

Recensione: "Antichrist" di Lars Von Trier



Un film inquietante, claustrofobico per certi versi, sicuramente incisivo per tematica ed espressione visiva. Molte sono le scene di sesso (talvolta anche ingiustificate e dovute prettamente a crisi isteriche improvvise) di cui una molto esplicita all'inizio del film, che si apre proprio col rapporto sessuale tra i due protagonisti, accompagnati dall'aria di Handel "Lascia ch'io pianga".
Divisa in capitoli, con un prologo e un epilogo, Von Trier ci racconta la storia disturbata e disturbante - su questo il regista pare essere un maestro - di una coppia addolorata dalla perdita del figlio. Un racconto che si intreccia con le vicende delle streghe perseguitate e uccise, con la malignità della natura e con l'oscurità dell'animo umano. Una trama portata all'estremo che procura un forte senso di inquietudine e malessere.
Vista la presenza di scene forti la visione è consigliata a un pubblico adulto e poco impressionabile.

Titolo: Antichrist
Regia: Lars Von Trier
Anno: 2009
Paese: Danimarca
Durata: 108 minuti
Genere: Thriller, horror, drammatico
Attori: Charlotte Gainsbourg, Willem Dafoe



Fab Draka

domenica 22 febbraio 2015

PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, ESTRATTO #5


Si avvicinò lento, lasciò cadere la birra sul prato e prendendomi alla sprovvista mi tirò per le spalle e mi spinse contro la quercia. «Tu mi piaci» sussurrò buttandosi su di me con tutto il suo peso. Mi baciò con violenza sulla bocca, impedendomi così di chiedere aiuto.
Spalancai gli occhi, non riuscivo a credere che stesse accadendo. Mi dimenai per liberarmi ma lui mi teneva stretto contro l’albero. A quel punto lo respinsi con violenza e mi pulii la bocca. Stavo tremando. [...]
Si avvicinò di nuovo e io arretrai d’istinto, ma quella volta mantenne un atteggiamento più tranquillo. Mi prese il mento tra le dita. «Non puoi nemmeno immaginare quanto ti desidero...» disse a pochi centimetri dal mio viso.
Lo guardai dritto negli occhi - ero paralizzato dalla paura - quindi spostai il volto altrove, ma lui non si arrese. Anche se quel gesto avrebbe dovuto fargli intendere il mio disinteresse, lui continuò a fissarmi. Potevo sentire i suoi occhi su di me quasi fossero capaci di toccarmi.


tratto da: "Principi azzurri a luci rosse", capitolo 1.

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=875537

#FabDraka #PrincipiAzzurriLuciRosse


venerdì 20 febbraio 2015

AMARSI OLTRE LA MORTE - Il video delle Iene sulla storia di Walter ed Emanuel



Un video commovente che tutti dovrebbero guardare per comprendere quale sia la difficile realtà delle coppie non riconosciute dallo stato italiano. Una storia d'amore che va oltre i confini della vita.
"Sono Walter e sono ricoverato ad Aviano per un linfoma che mi sta separando dal mio compagno... Non abbiamo tutele se non il cuore enorme di mio papà... Se la malattia e voi me ne date il coraggio, vorrei far capire che amore è amore, assistenza è assistenza, diritto è diritto e una lacrima è una lacrima."
Questo il messaggio che Walter invia alle Iene per parlare della propria storia. Un messaggio per tutti quanti, per la gente che non comprende altri tipi di amore, per il governo che rimanda costantemente la questione delle unioni omosessuali, per noi tutti per capire quanto a fondo ci si possa e debba amare nella vita di tutti i giorni.


giovedì 19 febbraio 2015

TACCHETTO 12 - CAPITOLO 9: L'UNIONE FA LA FORZA

Il nono capitolo del romanzo d'appendice "Tacchetto 12". Tutto da gustare :)

9
L'UNIONE FA LA FORZA



I ragazzi si erano dati appuntamento al campetto del primo allenamento. Cesare aveva previsto di prenderlo in affitto due giorni a settimana per tre ore pomeridiane, e anche se quel pomeriggio non avevano allenamenti in programma, Antonio aveva insistito molto inviando a tutti un messaggio per incontrarsi. Sembrava una cosa davvero urgente tanto non stava nella pelle.
Quando al campo si erano ritrovati tutti tranne lui, avevano cominciato a pensare che fosse uno scherzo o qualcosa del genere. Poi lo videro spuntare all’improvviso. Non aveva la tuta e portava con sé una grande busta nera, di quelle usate per l’immondizia.
«Non vorrai giocare così spero» gli disse Cesare alludendo ai suoi jeans e stivaletti.
Antonio sorrise. «Ho qualcosa di meglio» rispose. «Ho una sorpresa per voi» aggiunse frugando dentro la busta. Ne tirò fuori una maglia da calcio. Era dai colori sgargianti, quasi del tutto blu con le maniche e i lati fucsia, il colletto viola e numero e nome scritti dietro in bianco.
«Una maglia?» chiese scettico Manolo.
«La nostra maglia!» esclamò vivace Antonio. «Le ho fatte io. Non ho pensato ad altro questa settimana.»
Alessandro lo osservò e provò un senso di sollievo. Ora si spiegava il motivo per cui quella settimana era stato evasivo e distante, pensava fosse dovuto al loro battibecco.
Gli andò incontro, seguito da Cesare e poi tutti gli altri. Ognuno prese la propria e in molti capirono il motivo di quelle occhiate insistenti e delle domande indiscrete sulle misure del cavallo, fianchi, ecc...
Cesare lo fissò, il suo sguardo era acceso, entusiasta. Sorrise visibilmente contento mentre teneva fra le mani la maglia di Antonio, quindi gliela consegnò come in un cerimoniale ufficiale.
«Non mi sono scordato di te, mister» disse il ragazzo frugando ancora dentro la busta. Cesare lo guardò sorpreso e gli vide tirar fuori una sciarpa di lana fatta a mano con gli stessi colori delle maglie.
«Questa non l’ho fatta io, ma mia sorella. Lei mi ha dato una mano anche con i modelli delle maglie.»
«Ti ringrazio di cuore Antonio. È bellissima.»
«Ora siamo una vera squadra» disse il ragazzo tendendo la sua maglia come uno stendardo.
«Perché hai scelto proprio questi colori?» chiese Manolo con sdegno.
«Perché ho pensato che i colori della bandiera bisex fossero più adatti alla nostra squadra» rispose titubante Antonio.
«E perché scusa? Siamo tutti gay no?» chiese Davide. «O c'è qualche bisex?»
Antonio rivolse una veloce occhiata a Fabrizio e questi gli fece segno di non preoccuparsi.
«In effetti io non sono gay» confessò.
«Si vede, sei il più macho fra tutti» replicò Manolo. Cesare gli rivolse un'occhiataccia di disapprovazione. «Che c'è? È vero.»
«Intende dire che è etero» fece Alessandro col dente avvelenato.
I ragazzi guardarono confusi Fabrizio e questi assentì col capo. Erano tutti sbalorditi.
«Davvero Fabrizio?» chiese Cesare incredulo. Il ragazzo annuì nuovamente. «E nonostante tutto sei stato disposto a giocare in una squadra gay col rischio di essere confuso per uno di noi?»
«Il calcio è tutto per me. Non potrei vivere senza. E poi mica siete degli appestati, all'inizio devo essere sincero, un po' paura ce l'avevo, ma poi mi sono reso conto che non avete nulla di diverso da me, beh a parte che vi piace il...»
«Ma è fantastico! Questo è un grande segno di accettazione e tolleranza nei nostri confronti» esclamò entusiasta Cesare.
«Spero che questo non cambi le cose.»
«Assolutamente. Sei sempre stato gentile e rispettoso con noi e faremo altrettanto. Vero ragazzi?» li incitò con foga.
«Sì!» esclamarono in coro.
Recandosi agli spogliatoi tutti contenti si scambiarono pareri sulla divisa. Seppure non tutti i membri fossero d’accordo sui colori scelti da Antonio, si trovarono subito d'accordo sulla qualità del tessuto: traspirante, leggero, elasticizzato. Si resero conto che avrebbero giocato molto più agilmente che con le tute usate prima e il fatto di dare davvero l'impressione di essere una squadra li entusiasmava. Antonio aveva fatto davvero un ottimo lavoro.
Poi cominciarono a spogliarsi mettendo in mostra i fisici snelli e scolpiti. Fabrizio aveva muscoli scultorei, degni di una statua greca. Era l'unico insieme a Manolo a essere muscoloso. Antonio non gli aveva staccato gli occhi di dosso per nemmeno un attimo. Gran parte dell'urgenza dell'incontro era dovuta anche a quello.
«Se continui a fissarlo così lo farai sentire a disagio e finirai col farti fuoriuscire gli occhi dalle orbite» gli disse Alessandro sottovoce avvicinandosi a lui. Non si era ancora tolto la maglietta, quasi fosse restio nel mostrarsi a petto nudo.
«Con te non ci parlo» rispose seccato Antonio spostando lo sguardo verso la propria sacca. «Non sei stato carino a spifferare tutto in modo così indelicato.»
«Ma lo stava già dicendo lui... E poi pensavo ti fosse passata l'arrabbiatura.»
«Dimentichi in fretta. Io no. Devo cambiarmi, lasciami in pace.»
Alessandro deluso e amareggiato si spostò poco più in là e cominciò a spogliarsi. I ragazzi nel vederlo rimasero sorpresi. Vedendolo sempre completamente in tuta lo immaginavano fiacco e gracilino, invece anche lui - seppure appena percettibilmente - possedeva un fisico snello e asciutto.
«Però!» commentò Davide lisciandogli l'addome con un dito. «Chi l'avrebbe mai detto?»
Manolo avvampò di rabbia e Alessandro arrossì indossando velocemente la maglia.
Rimasero ancora più sorpresi nel vedere proprio Davide, che era quasi interamente ricoperto di tatuaggi. Su spalle e tricipiti aveva due tigri e una geisha in posa sensuale. Sulla scapola un angelo rannicchiato su se stesso attorno al quale era avvinghiato un serpente che scendeva giù sul dorsale quasi fino all'insenatura dei glutei. Sui pettorali aveva invece tatuato un colibrì e il volto di un bambino.
«Accidenti!» esclamò Alessandro. Fabrizio mostrò quindi il proprio tatuaggio: una pantera che sbucava fuori dai boxer per metà.
«E se uno volesse vedere l'altra metà?» chiese con malizia Antonio.
«Basta chiedere» rispose Fabrizio abbassando leggermente i boxer. Antonio strabuzzò gli occhi.
«Bel... bel tattoo» riuscì a commentare soltanto.
«Anch'io ne ho uno, ma è piccolissimo» mostrò il polso, su cui era tatuato un ideogramma giapponese che significava "lotta".
«Lo avevo già notato» disse Davide. «Come avrai capito amo i tatuaggi» aggiunse indossando la divisa. Oltre alla maglia Antonio aveva anche creato i pantaloncini. Erano del tutto fucsia con il solo bordo blu sulle cosce.
Anche se a primo impatto dava l'impressione di una divisa poco mascolina, indossandola si resero conto che l'effetto era invece del tutto inaspettato. Ci si trovarono subito a loro agio, anche Fabrizio - che in un primo momento era stato un po' restio e che solo per non fare dispiacere ad Antonio aveva acconsentito a indossarla.
Iniziarono una partita, questa volta Fabrizio avrebbe giocato in squadra con Davide, Manolo con Alessandro. Cesare aveva notato un certo astio tra i giocatori e aveva ben pensato di usarlo per incentivare i ragazzi a battere il proprio avversario.
Il gioco fu infatti abbastanza accanito. Gli attacchi di Fabrizio e Manolo non intaccarono particolarmente la difesa costituita da Alessandro e Davide. Finì in parità, anche perché Antonio sembrava ancora particolarmente impacciato nell'evitare i tiri in porta di Fabrizio e soprattutto di Manolo, di cui non aveva ancora dimenticato l'onta subita.
Cesare tuttavia continuava a provare una certa difficoltà nell'addestrare una squadra così poco numerosa, così a fine partita si riunirono negli spogliatoi per una riunione.
«Ragazzi, abbiamo bisogno di più organizzazione. Ve lo chiedo per piacere. Chiedete in giro tra amici e conoscenti. Ci serve più gente per giocare. Avete visto anche voi quanto sia complicato continuare così.» Fece una pausa e parve voler raccogliere i pensieri. «Io sto cercando di fare del mio meglio per trovare una squadra avversaria con cui gareggiare, ma l'Arcigay non mi sta dando molto aiuto a riguardo e al momento non ho altre risorse. Per cui vi chiedo di fare uno sforzo. Sarò poi io a valutare la serietà di chi porterete, ma vi chiedo una mano. È nel vostro stesso interesse. Giocheremo meglio una volta che saremo aumentati di numero. E vi prometto che mi impegnerò al massimo affinché questa squadra arrivi ad alti livelli.»
Tese una mano sospesa a mezz'aria.
«Siete con me?» chiese fiducioso.
Fabrizio poggiò la mano sulla sua e gli fece un occhiolino. Antonio lo seguì e fece lo stesso.
«Sono con te» rispose Alessandro aggiungendo la sua.
«Anch'io» fece Davide.
Tutti osservarono Manolo. Se ne stava in disparte, assorto nei suoi pensieri, guardando quel mucchio di mani accavallate. Fissava quella di Davide che sovrastava su tutte e sospirò.
«Sei con noi, querido?» chiese dolcemente Cesare destandolo dai suoi pensieri.
Manolo lo fissò dritto negli occhi, poi spostò lo sguardo sui ragazzi e infine su Davide.
«Joder, seguro que sì!» Appoggiò la sua mano su quella di Davide provando un brivido lungo la schiena. I due si scambiarono un'occhiata fugace, poi rivolsero lo sguardo verso il gruppo.
«Uno per tutti, tutti per uno» disse Cesare con orgoglio osservando ognuno di loro.


#FabDraka #Tacchetto12 #GayCalcio



Monologo sulla vita

Un interessante monologo sulla vita tratto dal film "The Big Kahuna":


Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava. Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta! Non essere crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo. Lavati i denti. Non perdere tempo con l’invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa. Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti-conto. Rilassati! Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno. Forse ti sposerai o forse no. Forse avrai figli o forse no. Forse divorzierai a quarant’anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro. Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. È il più grande strumento che potrai mai avere. Balla! Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno. Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai. Non leggere le riviste di bellezza: ti faranno solo sentire orrendo. Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni, i più preziosi, rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca. Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne. Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga. Ma accetta il consiglio... per questa volta.


lunedì 16 febbraio 2015

PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, ESTRATTO #4



"Ero un ragazzino carino, ma dal viso troppo da bimbo per la mia età e per questo non piacevo molto alle ragazze. Loro volevano i fighi, quelli che sembrano già uomini. Ma ciò non voleva dire che non piacessi a nessuno. C’era anche chi apprezzava le mie fattezze da bimbetto indifeso. Alcuni hanno la fissa per questi tipi di ragazzi e quando vengono a sapere che sei pure vergine allora si attizzano di più, la cosa si fa interessante due volte per loro."


tratto da: "Principi azzurri a luci rosse", capitolo 1.



#FabDraka #PrincipiAzzurriLuciRosse


PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, ESTRATTO #3



"Iniziai a fare sesso molto presto, ero ancora un ragazzino. Avevo sedici anni e mi ritrovai con nulla per cui vivere o morire. Nessuno mi aiutò in quel periodo. L’unico su cui potevo contare era me stesso."

tratto da: PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, capitolo 1 "Un mondo fallocentrico".

#FabDraka #PrincipiAzzurriLuciRosse


domenica 15 febbraio 2015

Sensualità a Corte - Jean Claude e gli zombie

PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE in offerta nei maggiori store online



Il libro è acquistabile anche in formato cartaceo al seguente link: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=875537

PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, ESTRATTO #2


"Le sale della Whore-Haus sono fin troppo sofisticate per quello che a detta di molti è considerato solo un bordello. Abbiamo soffici divani in velluto verde cachi e tavolini in mogano lucente. A ogni finestra è posta una tenda di seta color avorio e nella grande sala ricevimenti è stato installato un bancone da bar in plexiglass colorato che si illumina, così possiamo intrattenere i clienti con qualche cocktail tra una chiacchiera e un’altra.
Al bancone lavora Marcus, un barman che per la maggior parte del suo tempo lavora indossando perizoma rosso luccicante, papillon nero e polsini bianchi immacolati, nient’altro. È un piacere alla vista e i clienti apprezzano il suo savoir faire."

tratto da: "Principi azzurri a luci rosse" (2012).

#FabDraka #PrincipiAzzurriLuciRosse



sabato 14 febbraio 2015

SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #14


Celami in te, dove cose più dolci son celate,
fra le radici delle rose e delle spezie.

Algernon Charles Swinburne



SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #13



S'aperse in nuovi amor l'eterno amore.

Dante


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #12



Una notte d'amore magica inizia e finisce con un bacio.

Anonimo

(A night of magic love begins and ends with a kiss.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #11




Ogni volta che si ama 
è l'unica volta in cui si ha mai amato.

Oscar Wilde


(Each time that one loves 
is the only time one has ever loved.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #10



Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura tutta la vita.

Oscar Wilde


(To love oneself is the beginning of a lifelong romance.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #9



La lontananza attenua le passioni mediocri 
e aumenta quelle grandi.

François de la Rochefoucauld

(Absence diminishes mediocre passions 
and increases great ones.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #8



Guidato dal tuo profumo verso climi che incantano.

Charles Baudelaire

(Guided by your scent towards charming climes.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #7



Ragione e passione sono timone e vela
della tua anima navigante.

Khalil Gibran

(Your reason and your passion
are the rudder and the sails
of your seafairing soul.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #6



L'unico modo per liberarsi da una tentazione
è concedersi a essa.

Oscar Wilde

(The only way to get rid of a temptation is to yield to it.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #5



Le note dell'amore fanno la gioia più grande.

John Keats

(The notes of love enhance our joy.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #4



L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
L'amore deve avere la forza 
di attingere la certezza in se stesso.
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

Hermann Hesse

"Love must not entreat, nor demand.
Love must have the power to find its own way to certainty.
Then it ceases merely to be attracted and begins to attract."



SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #3



Non esiste rimedio all'amore se non amare di più.

Henry David Thoreau

(There is no remedy for love but to love more.)


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #2



E' preferibile l'aver amato e aver perso l'amore 
al non aver amato affatto.

Alfred Tennyson

('Tis better to have loved and lost 
than never to have loved at all).


SAN VALENTINO QUOTES: CITAZIONE #1

Per questo giorno romantico una serie di frasi d'amore dai grandi poeti e autori della letteratura mondiale.
Inizio con un autore anonimo (lo so...doh!), ma è una frase molto carina. E mi sembrava ideale iniziare con questa.




"Dolce è l'alba che illumina gli amanti" - Anonimo

"Sweet is the dawn which breaks upon lovers".


PRINCIPI AZZURRI A LUCI ROSSE, ESTRATTO #1




"Durante la mia carriera alcuni clienti abituali si sono affezionati a me sentimentalmente, tanto da volermi tirare fuori da questa vita promettendomene una da sogno. Ma io ho già tutto quello che si può desiderare, basta solo che lo chieda. Molti di questi stessi clienti mi fanno già vivere nel lusso sfrenato senza che io gli debba altro che il mio corpo. E seppure io non abbia mai avuto grandi pretese, loro cercano in tutti i modi di farmi vivere negli agi. Sono stato in tantissimi posti da quando ho iniziato e credo di essere uno dei pochi a poter dire di aver visitato quasi tutte le magnifiche capitali del mondo. Ma non è sempre stato tutto rose e fiori. All’inizio non era così. All’inizio non ebbi scelta. All’inizio era uno schifo."

tratto dal romanzo: Principi azzurri a luci rosse, capitolo 1 "Un mondo fallocentrico"



#FabDraka #PrincipiAzzurriLuciRosse


giovedì 12 febbraio 2015

L'IMPORTANZA DELLA VITA



Quando si dice che l'uomo è un cane ci si sbaglia di grosso, perché da ciò che si evince in questo video il cane è un essere molto più nobile dell'essere umano. Il modo in cui cerca di proteggere il cadavere del cane investito è un chiaro segno di quanto tenga alla vita altrui. Basta metterlo a confronto con il video di seguito, dove una bambina - anche lei investita - viene lasciata per strada, anzi calpestata fino alla morte dalle auto che passano.
Quanta importanza diamo alla vita? Con tutto quello che il mondo soffre tra guerre, attentati terroristici, omicidi e suicidi dovremmo chiedercelo ogni giorno.


TACCHETTO 12 - CAPITOLO 8: ESCURSIONE SUL VULCANO

L'ottavo capitolo del romanzo d'appendice "Tacchetto 12" che narra le vicende di una squadra di calcio gay. Enjoy :)

8
ESCURSIONE SUL VULCANO



La vetta bianca dell'Etna contrastava col cielo terso e azzurrastro di febbraio. Dopo le lunghe e assillanti piogge adesso il sole risplendeva in tutto il suo calore.
Il gruppo si era spinto fino in cima per un'escursione. L'intento di Cesare era quello di sfruttare la gita per un allenamento di resistenza. Già la scalata sarebbe stato un esercizio abbastanza faticoso, avrebbero poi improvvisato degli esercizi sulla neve.
Si erano dati appuntamento davanti il Rifugio Sapienza, un edificio che fungeva da hotel e ristorante, costruito prima della seconda guerra mondiale per le milizie e durante gli anni più volte attaccato dalle colate laviche.
Alessandro e Antonio erano partiti insieme, portando con sé Davide che aveva chiesto un passaggio. In auto Alessandro era stato un po' taciturno, lasciando Antonio perplesso mentre Davide si era mostrato socievole come al solito.
Fabrizio si era fatto trovare già lì al loro arrivo. Solo con se stesso, aveva voluto godere della pace di quel luogo a mattino così presto per respirarne l'aria frizzantina, mentre il popolo etneo riposava ancora alle pendici del vulcano.
Cesare e Manolo furono gli ultimi ad arrivare. Quel mattino Manolo era stato più lento del solito nel prepararsi, facendo innervosire il suo fidanzato che odiava arrivare in ritardo. Sembrava quasi stesse venendo controvoglia a quell'appuntamento e Cesare cominciò a domandarsi se si fosse già stufato del progetto. Ormai lo conosceva abbastanza e sapeva che era capace di mollare con troppa superficialità delle nuove iniziative. Era stata una sua preoccupazione sin dall'inizio. Eppure ogni volta che si trovavano in campo per gli allenamenti lo vedeva dedicarsi con dedizione al gioco. La cosa lo spiazzava a tal punto che preferiva non dire nulla per evitare di innescare la miccia.
«Buongiorno ragazzi» fece Cesare non appena scese dall'auto, ma il gruppo rispose quasi controvoglia. Si chiese che fosse successo in sua assenza. Sembravano seccati, pensò fosse dovuto al ritardo e si scusò.
Manolo scese dall'auto e senza nemmeno salutare si avviò verso di loro con lo stesso atteggiamento stanco e rassegnato. Cesare venne preso dall'ansia e cominciò a pensare che tutto il progetto sarebbe sfumato ancor prima di concretizzare qualcosa di importante.
Per cercare di rompere il ghiaccio che sembrava aver avvolto non solo la cima del vulcano ma anche i loro cuori, propose subito una corsa di riscaldamento. L'aria rarefatta rendeva più complicato respirare e gli sforzi erano quindi intensificati. Il freddo poi, pur con le tute da neve che impedivano i movimenti, avrebbe intaccato le muscolature, in quel modo avrebbero così determinato anche il grado di resistenza muscolare di ciascuno.
Mentre si allenavano Fabrizio aveva dato dimostrazione di essere di certo l'elemento più valido in fatto di tempra. Ma Cesare non disse nulla, per non innalzarlo rispetto agli altri scoraggiando questi ultimi.
Dopo la corsa, mentre facevano gli stiramenti, Antonio si avvicinò ad Alessandro che per tutta la mattina era stato freddo con lui e poggiandosi sulla sua spalla bisbigliò al suo orecchio.
«L'altro giorno, per Sant'Agata, Fabrizio mi ha detto di non essere gay» gli riferì sottovoce creando piccole nubi di fiato bianco.
«Seee figurati» rispose scettico Alessandro, «Sarà un represso. Si vede da come cercava di scappare da noi. Che scemo.»
«Non te la prendere con lui. Mi ha raccontato un po' di cose, non credo che sia gay. Perché dovrebbe mentire? Non avrebbe senso dire di non essere gay in una squadra totalmente gay.»
«Avrebbe potuto dircelo sin dall'inizio» rispose Alessandro osservando Fabrizio con occhi diversi. «Ma Cesare lo sa? Questa squadra non doveva essere esclusivamente gay?»
Antonio lo fissò e alzò un sopraciglio.
«Come pensi di sconfiggere i pregiudizi se poi sei il primo che li perpetra?»
«Io non mi fido di uno così. Come puoi sapere che ti abbia detto la verità? Lo conosciamo appena» replicò sospettoso.
«Adesso lo conosco un po' meglio» rispose quindi Antonio seccato da tanta ostinata diffidenza.
«Dovete averne passato di tempo assieme per conoscervi così a fondo» ribatté quindi Alessandro infastidito.
«Beh, non hai fatto lo stesso con Davide?»
«Oh sì, a proposito, molto carino da parte tua lasciarmi solo con lui!» disse ironico.
«Pensavo di averti fatto un favore.»
«Cioè?»
«"Oh Davide, perché non studiamo insieme qualche volta?"» gli fece il verso.
«Cos'è la tua gelosia o invidia?»
Antonio non rispose ed entrambi, seccati, si voltarono uno da una parte e uno dall'altra senza rivolgersi più la parola.
Nel frattempo erano stati divisi in gruppi di due per aiutarsi negli esercizi. Anche Cesare si era unito al gruppo visto che erano dispari, aiutando Antonio. Mentre Fabrizio era stato assegnato ad Alessandro che lo guardava diffidente e Manolo a Davide.
«Sembriamo proprio destinati a stare assieme» disse sottovoce quest'ultimo.
«Falla finita» rispose Manolo a denti stretti. «Scordati tutto.»
«Forse dovremmo parlarne, non credi? Magari c'è un problema di fondo.»
«Non sono cazzi tuoi, pensa ad allenarti e non rompere» chiuse la conversazione guardandosi con circospezione attorno. Nessuno sembrava averli sentiti, anche perché erano distanti l'uno dall'altro circa due metri.
«Sta' tranquillo, non l'ho detto a nessuno.»
«Ci mancherebbe, ti avrei fatto a pezzi.»
Si arrampicarono per un breve tratto, poi finiti gli allenamenti andarono al rifugio a prendere qualcosa per ristorarsi. Il freddo li aveva intirizziti a tal punto che avevano i nasi rossi e le guance screpolate.
«Ci sono stati problemi in squadra?» chiese Cesare ad Antonio osservando i ragazzi mentre prendevano una cioccolata calda. «Sembrate tutti così freddi l'uno con l'altro.»
«Piccole magagne, niente di grave» rispose stirandosi la schiena per il dolore.
«Vi ho fatto penare oggi, eh?» chiese ridendo.
«Ridi ridi, se mi distruggi mi faccio pagare per nuovo.»
Al momento di tornare a casa indossarono di nuovo i giubbotti sopra le tute da neve e Fabrizio sistemò la sciarpa ad Antonio.
«Non vorrai prenderti di freddo di nuovo proprio ora che ti è passato il raffreddore?»
Antonio sorrise e aggiustandosi il cappello di lana in testa seguì i compagni di squadra.
Alessandro dietro di loro, vedendo la scena, provò un gran nervoso e stringendo i pugni fece un passo e Davide lo fermò tenendolo per la spalla.
«Lascialo perdere» gli disse, «Non vedi che non ti si fila?»
Alessandro sospirò rassegnato e si rilassò un attimo.
«Hai impegni per stasera?» gli chiese quindi sorprendendolo.
«No, direi di no» rispose Davide. «Cosa avevi in mente?»
Alessandro si strinse nelle spalle. «C'è Sanremo in tv, magari possiamo guardarlo assieme se vuoi. Lo so, non è i migliori dei programmi però...»
«No no, va bene» rispose Davide sorridendo.
Usciti dal Rifugio Sapienza quest'ultimo prese un po' di neve e la appallottolò.
«Che vuoi fare?» chiese Alessandro divertito.
«Sta' a vedere» rispose prendendo bene la mira e colpendo da lontano Antonio alla schiena. Ad Alessandro scappò da ridere e poco dopo fu colpito a sua volta da un mucchio di ghiaccio compresso in una palla.
Antonio stava ridendo di gusto. Alessandro volle allora rispondere all'attacco, ma Antonio schivò il colpo e beccò dritto dritto la faccia di Manolo. Questi ringhiò furioso e tutti, perfino Cesare, nel vederlo in quel modo scoppiarono a ridere.
Cominciò una battaglia di neve, gli animi si placarono e la squadra parve tornare per un momento quella solare e spensierata del primo incontro.


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