Il mio viaggio inizia dal porto Piraeus di Atene,
dove io e il mio raga siamo arrivati verso le tre di notte con un bus urbano
che partiva dall'aeroporto (Atene per i trasporti è organizzatissima). Il porto
di notte è silenzioso e un po' cupo, la gente che vi si incontra poi è un
tantino particolare. Un tizio ha pisciato davanti a noi due volte senza curarsi
di nascondersi meglio, un altro che cercava cibo nella spazzatura continuava a
gironzolarci intorno e nonostante dovessimo aspettare il traghetto che partiva
alle sette e mezza, sono rimasto seduto su un muretto tutta la notte senza
chiudere occhio. L'atmosfera insomma non era delle più rassicuranti. Tuttavia
la vista di altri turisti in giro (si contavano su una mano al nostro arrivo,
ma sempre meglio di niente) ci ha rassicurati un po'.
Alle sette finalmente ci fanno salire sul traghetto
che ci porterà nel porto Athinios di Santorini. Non appena entriamo ci
fiondiamo sui divanetti e ci facciamo una mezzoretta di sonno, finché una tizia
della stazza di un armadio ci sveglia dicendo in greco (poi a gesti visto che
non la capivamo) che dobbiamo lasciare posto sui divanetti per gli altri passeggeri.
Assentiamo e non appena sparisce ci rimettiamo sdraiati sui divanetti. Nel
frattempo arrivano gli altri passeggeri che prendono posto nella sala dove ci
troviamo, ben arredata e luminosa, con tanto di tv e tavoli per mangiare. Destati
continuamente dal troppo chiasso decidiamo di restare svegli finché il dannato
traghetto non parta (con un ritardo di quasi mezzora).
Alle otto finalmente si parte, ma siamo talmente
stanchi che ci addormentiamo subito e non riusciamo a vedere il paesaggio
marino che ci circonda. Tuttavia tra un pisolino e un altro riesco a
intravedere qualche roccia, poi ci fermiamo a Paros per la prima sosta.
Decidiamo di andare sul pontile per vedere il panorama, mentre la gente che si
deve dirigere sull'isola scende dal traghetto intasando la piazzola del porto.
Così accade per altre due volte a Naxos e poi a Ios
(il panorama è più o meno lo stesso, grandi rocce che si stagliano verso il
cielo e una moltitudine di casette bianche con in mezzo alcune chiese dalle cupole azzurre).
Finalmente si arriva a Santorini. Prima di scendere
dal traghetto ci fanno appostare tutti davanti al portale-ponte che ci farà
scendere dalla nave. Sembriamo di stare in una gara di corsa. Ci mettiamo
appostati in modo da poter scendere velocemente per prendere l'autobus che ci
porterà a Thira, il centro vitale di Santorini nonché stazione di tutti i bus
che partono per le altre città dell'isola.
La gente si accalca nella piazzola non appena il
ponticello tocca terra e noi ci fiondiamo verso il bus, che fortunatamente
troviamo subito e ci viene a costare più di quello che avevamo previsto.
Arriviamo a Thira, qui ci piacerebbe fermarci, ma
abbiamo i minuti contati per poter arrivare al B&B prima che l'orario di
check-in scada. Altra corsa contro il tempo. Troviamo il bus, mettiamo la
valigia nel portabagagli e dopo una mezzora arriviamo a Perissa, dove
alloggeremo.
Qui la fermata del bus si trova praticamente
davanti al B&B (quando si dice avere culo).
Vediamo due tizi anch'essi italiani che alloggeranno nello stesso B&B, ma
non ci cagano di striscio. Ci accoglie un tizio vivace (un po' troppo forse) e
una signora che non parla una parola di inglese e con cui dobbiamo capirci
tramite il tizio (che parla inglese a modo suo). Fin qui tutto ok. Ci fanno
accomodare in quella che dovrebbe essere la reception per prendere i nostri
dati e restiamo un po' confusi. La reception sembra una lavanderia. È
una cucina, ma sparso in giro c'è il bucato della mattina (credo) e sembra di
essere entrati in casa di qualcuno mentre faceva le faccende di casa. Prendono
i nostri dati, firmo e andiamo in camera. Il mio raga apre la finestra per far
prendere un po' d'aria alla stanza e si vede comparire un asino davanti (io nel
frattempo me la rido). Dietro il B&B in pratica c'è un giardino con
l'asinello, tipico trasporto greco (o almeno così dicono, ma io non ho visto
nessuno farci un giro).
Dovremmo andare a vedere Oia, perché abbiamo poco
tempo per visitare l'isola (solo due giorni), ma optiamo per un pomeriggio
rilassante al mare di Perissa, che si rivela un'ottima scelta. La spiaggia
libera in cui ci sistemiamo si trova non molto distante dal B&B ed è fatta
di pietruzze nere, che però non fanno male se ci cammini sopra a piedi nudi. Il
mare è stupendo, l'acqua cristallina. L'unico inconveniente è che dopo un paio
di metri a nuoto sotto si crea l'abisso e se non sei abbastanza alto (come nel
mio caso) rischi di affogare. Il sole ci riscalda dolcemente alla nostra uscita
e la gente comincia a spostarsi verso i vari localini che affollano il
lungomare. Decidiamo di andare anche noi, trovando la passeggiata parecchio
piacevole. I locali si sono riempiti di gente che mangia, balla (dove fanno
musica live) o sorseggia un cocktail seduta comodamente sui divanetti. A ogni
ristorante che passiamo un cameriere ci ferma per farci accomodare, ma ho già
dato un'occhiata furtiva ai prezzi dei menù esposti e non ci penso proprio a
pagare quelle cifre. Tra l'altro una prima mazzata l'avevo già avuta al porto
di Piraeus dove, proprio per non aver guardato il menù prima di entrare, ho
pagato undici euro per due caffè disgustosi (avete presente il rimasuglio del
rimasuglio del caffè? Ecco, peggio.) e due brioche minuscole.
Ci spostiamo più avanti alla ricerca di una chiesa
dal tetto azzurro che si intravede in lontananza e che sembriamo non
raggiungere mai. Finalmente dopo aver girato tutti i negozi di souvenir e aver
oltrepassato tutti i ristoranti e i localini la troviamo, vi entriamo ed è
veramente bella. Purtroppo non abbiamo potuto fare foto perché non ci era
permesso.
Dopodiché cominciamo a sentire lo stomaco
brontolare. È
ora di cena e decidiamo di entrare in uno dei locali che sembra costare meno
(la Grecia è carissima a dispetto di quello che si dice). Il mio raga prende
un'insalata greca (feta, olive, pomodoro, lattuga e chili di cipolla), io un
souvlaki al maiale (è una specie di kebab con la piadina più piccola ma più
spessa e dentro ci vengono messi gli ingredienti tipici di un kebab con in più
uno spiedino di carne, la salsa tzatziki e
chili di cipolla). Mangiamo molto bene, anche se un mucchio di gatti affamati
ci circonda per tutto il tempo e io devo aspettare un bel po' prima di avere il
mio delizioso souvlaki.
È la notte di Ferragosto, per cui decidiamo di
passarla al mare assaggiando dei dolci tipici greci (delle specie di
marshmallow alla frutta ricoperti di zucchero a velo) e bevendo l'ouzi (il
liquore greco all'anice). Non ci vuole molto prima che ci ubriachiamo, perché
l'ouzi è fortissimo (quasi 40 gradi) e già un sorso ti fa schizzare gli occhi
fuori dalle orbite.
Passiamo la notte in spiaggia e poi verso le
due e mezza, quando ormai non si vede più nessuno in giro decidiamo di tornare
al B&B. La strada di ritorno non è rassicurante come all'andata. Prima di
tutto perché è totalmente buia, infatti solo la luna illumina il nostro
cammino, e poi perché i cani randagi sono un po' ovunque. Li sentiamo abbaiare
a qualsiasi rumore sentano e non vogliamo rischiare di essere sbranati. Se
questo non bastasse i cavalli, che dovrebbero trovarsi nei recinti delle case, sono invece lasciati liberi. Ci muoviamo piano piano, senza far troppo rumore
per non innervosire gli animali e tenendoci stretti stretti arriviamo finalmente
alla nostra stanza. Esausti ci buttiamo sul letto e ci abbandoniamo al sonno.
Il giorno dopo dobbiamo svegliarci presto per andare a Oia e poiché non abbiamo
ancora recuperato del tutto la stanchezza del viaggio, si prospetta come una
giornata faticosa da affrontare.
Alla prox puntata
© Fab Draka
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