venerdì 24 agosto 2012

IL MIO GROSSO GRASSO VIAGGIO GRECO, RESOCONTO DI UNA VACANZA ELLENICA parte 1: "Perissa"


Il mio viaggio inizia dal porto Piraeus di Atene, dove io e il mio raga siamo arrivati verso le tre di notte con un bus urbano che partiva dall'aeroporto (Atene per i trasporti è organizzatissima). Il porto di notte è silenzioso e un po' cupo, la gente che vi si incontra poi è un tantino particolare. Un tizio ha pisciato davanti a noi due volte senza curarsi di nascondersi meglio, un altro che cercava cibo nella spazzatura continuava a gironzolarci intorno e nonostante dovessimo aspettare il traghetto che partiva alle sette e mezza, sono rimasto seduto su un muretto tutta la notte senza chiudere occhio. L'atmosfera insomma non era delle più rassicuranti. Tuttavia la vista di altri turisti in giro (si contavano su una mano al nostro arrivo, ma sempre meglio di niente) ci ha rassicurati un po'.
Alle sette finalmente ci fanno salire sul traghetto che ci porterà nel porto Athinios di Santorini. Non appena entriamo ci fiondiamo sui divanetti e ci facciamo una mezzoretta di sonno, finché una tizia della stazza di un armadio ci sveglia dicendo in greco (poi a gesti visto che non la capivamo) che dobbiamo lasciare posto sui divanetti per gli altri passeggeri. Assentiamo e non appena sparisce ci rimettiamo sdraiati sui divanetti. Nel frattempo arrivano gli altri passeggeri che prendono posto nella sala dove ci troviamo, ben arredata e luminosa, con tanto di tv e tavoli per mangiare. Destati continuamente dal troppo chiasso decidiamo di restare svegli finché il dannato traghetto non parta (con un ritardo di quasi mezzora).
Alle otto finalmente si parte, ma siamo talmente stanchi che ci addormentiamo subito e non riusciamo a vedere il paesaggio marino che ci circonda. Tuttavia tra un pisolino e un altro riesco a intravedere qualche roccia, poi ci fermiamo a Paros per la prima sosta. Decidiamo di andare sul pontile per vedere il panorama, mentre la gente che si deve dirigere sull'isola scende dal traghetto intasando la piazzola del porto.
Così accade per altre due volte a Naxos e poi a Ios (il panorama è più o meno lo stesso, grandi rocce che si stagliano verso il cielo e una moltitudine di casette bianche con in mezzo alcune chiese dalle cupole azzurre).
Finalmente si arriva a Santorini. Prima di scendere dal traghetto ci fanno appostare tutti davanti al portale-ponte che ci farà scendere dalla nave. Sembriamo di stare in una gara di corsa. Ci mettiamo appostati in modo da poter scendere velocemente per prendere l'autobus che ci porterà a Thira, il centro vitale di Santorini nonché stazione di tutti i bus che partono per le altre città dell'isola.
La gente si accalca nella piazzola non appena il ponticello tocca terra e noi ci fiondiamo verso il bus, che fortunatamente troviamo subito e ci viene a costare più di quello che avevamo previsto.
Arriviamo a Thira, qui ci piacerebbe fermarci, ma abbiamo i minuti contati per poter arrivare al B&B prima che l'orario di check-in scada. Altra corsa contro il tempo. Troviamo il bus, mettiamo la valigia nel portabagagli e dopo una mezzora arriviamo a Perissa, dove alloggeremo.
Qui la fermata del bus si trova praticamente davanti al B&B (quando si dice avere culo). Vediamo due tizi anch'essi italiani che alloggeranno nello stesso B&B, ma non ci cagano di striscio. Ci accoglie un tizio vivace (un po' troppo forse) e una signora che non parla una parola di inglese e con cui dobbiamo capirci tramite il tizio (che parla inglese a modo suo). Fin qui tutto ok. Ci fanno accomodare in quella che dovrebbe essere la reception per prendere i nostri dati e restiamo un po' confusi. La reception sembra una lavanderia. È una cucina, ma sparso in giro c'è il bucato della mattina (credo) e sembra di essere entrati in casa di qualcuno mentre faceva le faccende di casa. Prendono i nostri dati, firmo e andiamo in camera. Il mio raga apre la finestra per far prendere un po' d'aria alla stanza e si vede comparire un asino davanti (io nel frattempo me la rido). Dietro il B&B in pratica c'è un giardino con l'asinello, tipico trasporto greco (o almeno così dicono, ma io non ho visto nessuno farci un giro).
Dovremmo andare a vedere Oia, perché abbiamo poco tempo per visitare l'isola (solo due giorni), ma optiamo per un pomeriggio rilassante al mare di Perissa, che si rivela un'ottima scelta. La spiaggia libera in cui ci sistemiamo si trova non molto distante dal B&B ed è fatta di pietruzze nere, che però non fanno male se ci cammini sopra a piedi nudi. Il mare è stupendo, l'acqua cristallina. L'unico inconveniente è che dopo un paio di metri a nuoto sotto si crea l'abisso e se non sei abbastanza alto (come nel mio caso) rischi di affogare. Il sole ci riscalda dolcemente alla nostra uscita e la gente comincia a spostarsi verso i vari localini che affollano il lungomare. Decidiamo di andare anche noi, trovando la passeggiata parecchio piacevole. I locali si sono riempiti di gente che mangia, balla (dove fanno musica live) o sorseggia un cocktail seduta comodamente sui divanetti. A ogni ristorante che passiamo un cameriere ci ferma per farci accomodare, ma ho già dato un'occhiata furtiva ai prezzi dei menù esposti e non ci penso proprio a pagare quelle cifre. Tra l'altro una prima mazzata l'avevo già avuta al porto di Piraeus dove, proprio per non aver guardato il menù prima di entrare, ho pagato undici euro per due caffè disgustosi (avete presente il rimasuglio del rimasuglio del caffè? Ecco, peggio.) e due brioche minuscole.
Ci spostiamo più avanti alla ricerca di una chiesa dal tetto azzurro che si intravede in lontananza e che sembriamo non raggiungere mai. Finalmente dopo aver girato tutti i negozi di souvenir e aver oltrepassato tutti i ristoranti e i localini la troviamo, vi entriamo ed è veramente bella. Purtroppo non abbiamo potuto fare foto perché non ci era permesso.
Dopodiché cominciamo a sentire lo stomaco brontolare. È ora di cena e decidiamo di entrare in uno dei locali che sembra costare meno (la Grecia è carissima a dispetto di quello che si dice). Il mio raga prende un'insalata greca (feta, olive, pomodoro, lattuga e chili di cipolla), io un souvlaki al maiale (è una specie di kebab con la piadina più piccola ma più spessa e dentro ci vengono messi gli ingredienti tipici di un kebab con in più uno spiedino di carne, la salsa tzatziki e chili di cipolla). Mangiamo molto bene, anche se un mucchio di gatti affamati ci circonda per tutto il tempo e io devo aspettare un bel po' prima di avere il mio delizioso souvlaki.
È la notte di Ferragosto, per cui decidiamo di passarla al mare assaggiando dei dolci tipici greci (delle specie di marshmallow alla frutta ricoperti di zucchero a velo) e bevendo l'ouzi (il liquore greco all'anice). Non ci vuole molto prima che ci ubriachiamo, perché l'ouzi è fortissimo (quasi 40 gradi) e già un sorso ti fa schizzare gli occhi fuori dalle orbite.
Passiamo la notte in spiaggia e poi verso le due e mezza, quando ormai non si vede più nessuno in giro decidiamo di tornare al B&B. La strada di ritorno non è rassicurante come all'andata. Prima di tutto perché è totalmente buia, infatti solo la luna illumina il nostro cammino, e poi perché i cani randagi sono un po' ovunque. Li sentiamo abbaiare a qualsiasi rumore sentano e non vogliamo rischiare di essere sbranati. Se questo non bastasse i cavalli, che dovrebbero trovarsi nei recinti delle case, sono invece lasciati liberi. Ci muoviamo piano piano, senza far troppo rumore per non innervosire gli animali e tenendoci stretti stretti arriviamo finalmente alla nostra stanza. Esausti ci buttiamo sul letto e ci abbandoniamo al sonno. Il giorno dopo dobbiamo svegliarci presto per andare a Oia e poiché non abbiamo ancora recuperato del tutto la stanchezza del viaggio, si prospetta come una giornata faticosa da affrontare.

Alla prox puntata




© Fab Draka

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