Il mattino seguente ci svegliamo più stanchi
del giorno prima, ma dobbiamo andare. Mettiamo in valigia quel po' che abbiamo
tirato fuori e andiamo a "parlare" con la proprietaria del B&B
per il check-out. Saluto con un «Kalimera» e lei mi chiede se voglio del caffè.
Rifiuto gentilmente e mi faccio restituire il documento che aveva preso come garanzia,
poi le do la somma pattuita. Quindi ci affrettiamo ad appostarci alla fermata
del bus davanti al B&B per dirigerci a Thira, da cui dovremo prendere il
bus che ci porterà a Oia. Quando arriviamo alla stazione centrale c'è talmente
tanta confusione che non riusciamo a trovare il bus, finché un tizio si mette a
urlare «Ia! Ia!» e capiamo che è quello il bus (Oia in effetti si pronuncia così in greco). Arriviamo a Oia e
purtroppo dobbiamo spostarci tra le stradine strette con il nostro enorme trolley.
È talmente pesante e ingombrante che quasi mi pento di essermelo portato
dietro.
Oia è molto carina, le strade sono
caratteristiche, piene di negozietti e ristorantini, compriamo qualche souvenir
e ci spingiamo verso la lunga strada (fatta anche di scale... maledetto
trolley) che ci porta in fondo alla città, dove si vede il panorama della costa
con tutte le belle casette colorate. Scattiamo qualche foto e poi siamo
costretti a tornare indietro per prendere il bus per Thira (abbiamo il
traghetto di ritorno alle 15 e non possiamo assolutamente perderlo). Inizia il
tour de force.
Alla fermata, nell'attesa che arrivi il bus,
siamo talmente affamati (non abbiamo ancora fatto colazione) che prendiamo a
volo un gyros (sarebbe il kebab greco, con l'immancabile montagna di cipolla). Ma
proprio mentre siamo a metà pranzo arriva il bus col suo frenetico bigliettaio
che fa fretta ai passeggeri per salire e carica tutti i bagagli sul bus. La
fretta è dovuta al fatto che le tratte vengono effettuate ogni mezzora e cercano
di rispettare gli orari meglio che possono.
Noi cerchiamo di nascondere il gyros per
salire sul bus, ma il tizio se ne accorge e ci dice che non possiamo salire col
cibo (ha ragione, ma anche noi abbiamo fretta). Così, nonostante ci siamo quasi
strozzati per finire il gyros in tempo per salire, ci lascia giù e sta per portarsi
il nostro trolley (sì, sempre lui, il maledetto) che è nel bagagliaio,
nonostante io tenti per più di una volta di fargli capire che dobbiamo
riprenderlo.
Prendiamo il bus seguente, ma un numerosissimo
gruppo di spagnoli occupa quasi tutti i posti del bus senza lasciare salire
altra gente. Io fortunatamente riesco a trovare due posti in fondo, ma il mio
raga che stava posando il bagaglio è rimasto indietro e non riesce a
raggiungermi. Per un momento temo che lo lascino giù, ma per un caso fortuito
viene scambiato per uno spagnolo e questi ultimi lo lasciano salire.
Sul bus mentre viaggiamo sento un italiano litigare
con una donna spagnola perché i posti erano stati tutti ingiustamente occupati
(ognuno parla la propria lingua e io che li capisco entrambi assisto allo
spettacolo). Volano una raffica di insulti e stufo dello stupido battibecco
(anche se a mio parere l'italiano aveva ragione), guardo fuori dal finestrino
il panorama della campagna di Oia. Vedo le casette bianche, gli asinelli, i bar
dove gli anziani giocano a carte su tavoli e sedie azzurre e poi campi arati e
spaventapasseri (uno dei quali era fatto con una bambola gonfiabile, giuro!).
Arriviamo a Thira e abbiamo appena un paio d'ore per visitarla prima di
prendere il bus che ci porterà al porto Athinios.
Qui la prima cosa che troviamo durante il
nostro tragitto è una grande chiesa in stile bizantino, all'interno è
bellissima (forse una delle più belle che abbia mai visto), ma purtroppo non ci
è permesso fare foto. La guardiamo ammirati da cotanta accuratezza nei dettagli
e poi usciamo per cercare di raggiungere la strada che sembra portare al centro
della città. La troviamo troppo caotica però e col trolley visitarla è quasi
impossibile (fortunatamente eravamo in due e facevamo i turni per portarlo).
Stufi, visto che la città è tutta in salita e ci sono troppi turisti, decidiamo
di tornare indietro anche perché è tardi e dobbiamo prendere il bus per Athinios.
Qui altra lotta per salire. E per evitare che
accada come a Oia con gli spagnoli, questa volta usiamo una tattica diversa. Il
mio raga prende i posti e io metto il trolley nel bagagliaio (così in caso
posso comunicare in inglese la mia urgenza nel partire). La gente quasi si
ammazza per sistemare il proprio bagaglio, ma io ce la faccio e salgo subito
sul bus. Sono fradicio di sudore per il caldo e anche per la lotta dovuta alla
paura di perdere l'ultimo bus per il porto, ma sedutomi accanto al mio ragazzo
finalmente mi rilasso. Arriviamo ad Athinios e non mi pare quasi vero di non
dover fare le corse per una volta. Attendiamo il nostro traghetto in una specie
di gate, dove fortunatamente grazie a due italiani troviamo posto per sedere.
Poi dei turisti cinesi affollano quasi completamente il gate finché non è il
momento di prendere il traghetto.
Quando siamo a bordo possiamo finalmente
rilassarci e questa volta non facciamo l'errore di sistemarci sui divanetti
dentro la nave. Andiamo direttamente sul pontile e ci mettiamo comodi lì al
sole, dove nessuno ci disturba e possiamo godere del panorama bellissimo delle
isole mentre riposiamo un po'.
Siamo esausti, ma ne è valsa la pena perché
Santorini è davvero bella da visitare. Dopo un po' ci addormentiamo, il viaggio
è lungo e arriveremo ad Atene solo a notte tarda.
Alla prox avventura...
© Fab Draka
Alla prox avventura...
© Fab Draka
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