Tripp & tyler sono un duo comico nato nel 2006, che ha fatto successo soprattutto grazie alla piattaforma YouTube, dove hanno cominciato a inserire i loro sketch divertenti raggiungendo più di 50 milioni di visualizzazioni e 150.000 iscritti al canale.
Inizia il periodo dei Gay Pride nelle varie parti del mondo. Un'occasione per dar voce alla comunità LGBTQI e passare una giornata in allegria. Festeggiare la propria individualità, gridare a voce alta il bisogno di diritti, per non darla vinta a tutta quella gente che ci vuole ai margini della società, che non capisce l'amore nelle sue diverse sfaccettature e che si ostina a vivere nella propria chiusura mentale, fatta di odio e purtroppo a volte di violenza.
Anche quest'anno non poteva mancare il contributo di Uriel Yekutiel, famosa drag queen israeliana, che porta una ventata di freschezza nel nuovo accattivante video del team ARISA (vedi sotto).
In Italia il Pride ha già fatto tappa a Pavia, Benevento, Verona e Roma. Le date dei prossimi appuntamenti sono le seguenti:
27 giugno - Torino, Milano, Perugia, Bologna, Cagliari, Palermo.
The cartoon version of "The Tell-Tale Heart" by the genius of Edgar Allan Poe
created by Annette Jung.
Questo è vero, sono un uomo nervoso, spaventosamente nervoso, e le sono sempre stato; ma perché pretendete che sono pazzo? La malattia mi ha reso i sensi più acuti - mica me li ha distrutti - logorati. E già avevo l'udito finissimo, e tutto ho sentito del cielo e della terra. Anche dell'inferno ho sentito parecchio. Com'è dunque che sarei pazzo? State attenti! E osservate con quanto senso, con quale calma sono capace di raccontarvi tutta la storia.
Come in principio l'idea mi venne non è possibile dirlo; ma una volta che mi entrò in testa ne fui ossessionato notte e giorno. Un motivo, non c'era. La passione non c'entrava per nulla. Gli volevo bene, al caro vecchietto. E lui non mi aveva fatto alcun male. Mai mi aveva offeso. Né io volevo il suo oro. Fu per il suo occhio, credo. Sicuro, fu per quello! Aveva un occhio che pareva un occhio di avvoltoio, azzurro chiaro, con un velo sopra. Ogni volta che quell'occhio si posava su di me, mi si gelava il sangue; e così, lentamente, a grado a grado, mi misi in testa di togliergli la vita, al vecchio, e in tal modo sbarazzarmi per sempre dello sguardo di quell'occhio.
Ecco il punto! Voi mi credete pazzo. E i pazzi non sanno quel che fanno. Se mi aveste visto, invece! Se aveste visto con quanta assennatezza operai; con quanta circospezione, dissimulazione, previdenza! Mai ero stato tanto gentile col vecchio come durante la settimana che precedette l'assassinio. E ogni sera, verso mezzanotte, giravo la maniglia della porta che metteva nella sua camera e aprivo: oh, piano, piano! Quando avevo aperto abbastanza per cacciar dentro la testa, facevo passare una lanterna cieca, perfettamente chiusa, eh, perfettamente chiusa, che non lasciasse filtrare un solo raggio, e poi affacciavo la testa. Oh, avreste riso a vedere con quale destrezza l'affacciavo! La muovevo lentamente, con infinita lentezza, per non turbare il sonno del vecchio. Certo ci mettevo un'ora ad introdurla tutta, e a spingerla quanto occorreva per vederlo disteso nel suo letto. Un pazzo sarebbe stato così prudente? E quando avevo cacciato tutta la testa nella camera, cominciavo con cautela - infinita, infinita cautela - a schiudere la lanterna, che strideva un poco sui cardini. L'aprivo appena il necessario per lasciar cadere un impercettibile filo di luce sull'occhio d'avvoltoio. Sette volte, per sette lunghe notti, feci questo, - a mezzanotte precisa, ogni volta - e sempre trovai chiuso quell'occhio, così che mi fu impossibile compiere l'opera che mi ero proposto; perché non era lui, il vecchio, che mi irritava, ma il suo Occhio Malefico. Quando poi faceva giorno, ogni mattina, entravo baldanzosamente nella sua camera, e gli parlavo senza scrupolo alcuno, chiamandolo per nome nel modo più cordiale, e chiedendogli come avesse passato la notte. Vedete, avrebbe dovuto essere un vecchio molto fine d'acume, per sospettare che ogni sera, a mezzanotte precisa, io l'osservavo durante il suo sonno.
L'ottava notte fu con maggior precauzione del solito che aprii la porta. La freccia
piccola di un orologio impiega a muoversi meno di quanto ci impiegò la mia mano. Io non sapevo ancora di poter arrivare a tanto nella sagacia. E potevo appena contenere le sensazioni di trionfo che provavo. Pensate, ero lì che aprivo la porta millimetro per millimetro, e lui non aveva il minimo sospetto delle mie azioni, dei miei pensieri segreti! A quest'idea mi lasciai sfuggire una risatina; ed egli forse mi udì; poiché all'improvviso si mosse nel suo letto, come se stesse per risvegliarsi. Voi magari crederete che mi ritirai, e invece no. Nella camera c'era nero di pece, tanto il buio era fitto, perché, per timore dei ladri, le imposte venivano chiuse con molta cura, e io che sapevo com'egli non avrebbe potuto scorgere il varco della porta continuai a spingere questa, sempre più e più.
Avevo poi affacciata la testa e stavo già per schiudere la lanterna, quando il pollice mi scivolò sul metallo della serratura, e il vecchio si rizzò in mezzo al letto, urlando: — Chi è?
Rimasi fermo in immobilità assoluta, e non dissi nulla. Per tutta un'ora non mossi un muscolo, e in tanto tempo non sentii il vecchio ricoricarsi. Egli era sempre seduto in mezzo al letto, teso in ascolto, come avevo fatto io per notti e notti a sentire i tarli nella parete.
Ma d'un tratto mi giunse un gemito sommesso, e io riconobbi ch'era un gemito di terrore mortale. Non di dolore o di pena, era il suono, sordo e soffocato che s'alza dal fondo di un'anima piegata dallo spavento. Conoscevo quel suono. Per notti e notti, alla mezzanotte in punto, mentre il mondo dormiva, era sgorgato dal mio petto a scuotere con la sua eco terribile i terrori che mi ossessionavano. Dico che lo conoscevo bene. Sapevo quel che provava il povero vecchio, e, per quanto la voglia di ridere mi riempisse il cuore, ebbi pietà di lui. Sapevo ch'egli era rimasto sveglio, da quando aveva avvertito il primo leggero rumore, e s'era rigirato nel letto. I suoi timori erano andati crescendo. Aveva certo cercato di persuadersi ch'erano privi di fondamento; ma non aveva saputo. Si era certo detto tra di sé: non è nulla, sarà stato il vento nel caminetto, sarà stato un topo, sarà stato un grillo. Sicuro, si era sforzato di farsi coraggio con queste ipotesi, ma invano. Tutto era stato vano, perché la Morte che si avvicinava gli era passata davanti con la sua grande ombra nera, nella quale lo aveva avviluppato. Ed era per il funebre influsso di quell'ombra invisibile ch'egli sentiva, benché nulla vedesse né udisse, la presenza della mia testa nella sua camera.
Quando ebbi aspettato a lungo, con pazienza infinita, che si ricoricasse, mi decisi infine a socchiudere un po' la lanterna, ma tanto poco ch'era nulla quasi. Lo feci furtivamente come non potreste immaginare, e un solo pallido raggio, un filo di ragnatela, scaturì dalla fessura per cadere diritto sull'occhio d'avvoltoio.
Era aperto, quello, spalancato, così che il furore mi prese non appena l'ebbi guardato. Lo vidi perfettamente, azzurro opaco e ricoperto dell'orribile velo che mi agghiacciava il midollo nelle ossa; e nient'altro all'infuori di esso vedevo della faccia del vecchio; dappoiché, come per istinto, avevo diretto il raggio proprio sul punto maledetto.
Non vi ho già detto che la pazzia di cui mi ritenete affetto è soltanto un'estrema acutezza dei sensi? Ebbene, ecco che un sordo e intermittente rumore soffocato mi giunse in quella all'orecchio, come il ticchettio di un orologio inviluppato nel cotone. E io riconobbi quel rumore. Era il cuore del vecchio che batteva. E, come il rullo del
tamburo eccita il coraggio dei soldati, quel suono esasperò il mio furore.
Tuttavia seppi ancora contenermi, e non mi mossi. Quasi non osavo respirare. E tenevo ferma la lanterna, col raggio diretto sull'occhio. La marcia infernale del cuore batteva frattanto sempre più forte; si faceva precipitosa, e ad ogni istante più alta, più alta. Il terrore del vecchio doveva essere estremo! Il battito del suo cuore diventava sempre più forte, di minuto in minuto! Mi seguite con attenzione? Vi ho detto ch'ero un uomo nervoso; e lo sono in effetti. Ebbene, quello strano rumore, in mezzo al cuor della notte, nel pauroso silenzio di quella vecchia casa, mi riempì di un irresistibile terrore. Ancora per qualche minuto mi contenni, senza muovermi dal mio posto. Ma il battito si faceva più forte, più forte. Pareva che il cuore dovesse scoppiare. E così una nuova angoscia mi prese. Se il rumore fosse sentito da qualche vicino? L'ora del vecchio era suonata! Con un urlo spalancai la lanterna, e mi slanciai nella camera. Il vecchio non diede un grido, non un grido solo. In un attimo lo tirai giù sul pavimento, e gli rovesciai addosso il peso stritolante del letto. Allora, vedendo che avevo compiuto il più della mia opera, sorrisi contento. Tuttavia il cuore continuò per qualche minuto a battere, d'un battito velato. Ma io non me ne preoccupai; non si poteva mica sentirlo attraverso il muro. Poi cessò.
Era morto, il mio vecchio. Risollevai il letto ed esaminai il cadavere. Era rigido, sicuro, era morto stecchito. Portai la mano al posto del cuore e ve la tenni per alcuni minuti. Nessuna pulsazione. Era proprio morto, il mio uomo. Il suo occhio, ormai, non mi avrebbe tormentato più.
Se persistete a credermi pazzo, la finirete una buona volta quando vi avrò riferito le accorte precauzioni ch'io presi per nascondere il cadavere. La notte avanzava, e io mi dava vivamente da fare, in perfetto silenzio. E tagliai dal corpo la testa, le braccia, le gambe.
Poi tolsi tre assi dall'impiantito della camera, e nascosi tutto di sotto. Poi rimisi al loro posto le tavole con tanta perizia e destrezza che nessun occhio umano, neanche il suo, avrebbe potuto accorgersi di nulla. E non c'era niente da lavare, non una macchia di sudicio, non una traccia di sangue. Ero stato ben accorto. Avevo lasciato scolare ogni cosa in un mastello: ah, ah!
Erano le quattro quando mi fui sbrigato, e ancora faceva buio come a mezzanotte. Intanto che le ore suonavano sentii bussare alla porta di strada. Scesi per aprire, perfettamente tranquillo. Che avevo da temere, ormai? Entrarono tre uomini che si dissero, con aria soave, ufficiali di polizia. Un vicino aveva sentito gridare, cosicché, sorto il sospetto d'un qualche delitto, una denuncia era stata trasmessa all'ufficio di polizia, e i tre signori erano stati mandati per visitare il quartiere.
Sorrisi: che avevo da temere? Così diedi il benvenuto ai tre signori. Il grido, dissi, me l'ero lasciato sfuggire io, sognando. Soggiunsi che il vecchio mio amico si trovava in viaggio. Condussi i visitatori per tutta la casa. Li invitai a cercare, che cercassero bene. Infine li portai nella sua camera. Mostrai loro i suoi tesori, perfettamente in ordine, in salvo. Nell'entusiasmo della mia sicurezza presi delle seggiole e li pregai di riposarsi. Io, con la folle audacia del trionfo assoluto, andai a mettermi proprio sul punto dove si trovava nascosto il corpo della vittima.
I poliziotti erano soddisfatti. I miei modi li avevano convinti. Quanto a me, mi sentivo stranamente a mio agio. Sedettero, i tre, e parlarono di cose banali. A tutto io
rispondevo con buonumore. Ma a un certo punto, mi sentii impallidire, ed ebbi voglia che se ne andassero. Mi doleva il capo, e mi pareva d'avvertire un battito alle orecchie. Ma quelli se ne restavano seduti e continuavano a chiacchierare. Il battito, una specie di tintinnio, si fece più distinto; e mi diedi a parlare più che potei per non sentirlo; ma esso tenne duro, e prese un carattere ben definito, tanto che infine compresi che non lo avevo dentro alle orecchie.
Allora mi feci certo pallidissimo, ma mi ostinavo a chiacchierare, a voce alta, e con sempre maggiore accanimento. Il rumore aumentava sempre, che potevo fare? Era un sordo e intermittente rumore soffocato, come d'un orologio inviluppato nel cotone. Respiravo a fatica; quanto agli agenti, essi non lo sentivano ancora. Parlai più in fretta, con maggiore veemenza; ma il rumore cresceva senza tregua. Mi alzai a discutere di sciocchezze da nulla, ad altissima voce e gesticolando con violenza, ma il rumore cresceva, saliva sempre. E perché non se ne andavano, quei tre? A grandi passi pesanti misurai su e giù il pavimento come esasperato dalle osservazioni dei miei contraddittori, ma il rumore cresceva regolare, costante. Signore Iddio, che potevo fare? Mi agitavo, smaniavo, bestemmiavo! Smuovevo la seggiola sulla quale stavo seduto, la facevo stridere sull'impiantito; ma il rumore sovrastava ormai tutto, e cresceva, cresceva ancora, senza fine. Diventava più forte, più forte, e gli uomini chiacchieravano sempre, scherzosi, sorridenti. Era possibile che non sentissero? Dio onnipossente; no, no, essi sentivano, sospettavano, essi sapevano e si divertivano al mio terrore, così mi parve e lo credo tuttora. Ma tutto era da preferire a quella derisione. Io non ero più capace di sostenere quei loro sorrisi ipocriti. Sentii che mi occorreva gridare, o sarei morto. E intanto, ecco, lo sentite? Ascoltate, si fa più forte! Più forte, più forte, sempre di più!
— Miserabili! — gridai. — Smettetela di fingere! Confesso tutto! Togliete lì, quelle assi! È lì sotto! È il suo terribile cuore che batte!
"Osservò il bicchiere e poggiò i gomiti sul tavolo scheggiato. Perfino le schegge erano meno fastidiose del pensiero della solitudine. Le sue certezze non erano difficili da minare, eppure sembrava aggrapparvisi con quanta fermezza poteva. Io riuscivo a capirlo. Anche a me era capitato di prendere sbandate per le persone sbagliate e ne avevo fatto le spese. Purtroppo col passare del tempo in questo genere di relazioni finiamo col diventare noi stessi i tipi sbagliati, perché ci ostiniamo a illuderci di poterle portare avanti sebbene siano palesemente impossibili e complicate. [...] Eh sì, le relazioni a volte sono proprio un casino."
tratto da: Principi azzurri a luci rosse, capitolo 26 "I gigolò d'alta classe".
Sì è conclusa la 60° edizione dell'Eurovision Song Contest. Nell'annata piùgay-friendlydel concorso musicale trionfacol brano "Heroes" l'artista svedese Måns Zelmerlöw,che in patria è stato spesso tacciato diaffermazioni omofobe. Ventottenne di Lund, ha preso parte a diversi talent televisivi (tra cui Idol e la versione svedese di Ballando con le stelle) e ha già diversi album all'attivo. Sull’onda del successo televisivo entra a far parte del cast del musicalGrease. Vince Eurovision con365 voti, seppure il brano abbia delle somiglianze con alcuni pezzi recenti di David Guetta.
Per quanto riguarda le dichiarazioni omofobe pare che invitato a un programma televisivo di cucina,Zelmerlöwabbia ammesso che: "Non è giusto che due omosessuali possano avere la facoltà di adottare bambini e creare una famiglia". E in un'altra occasione ha aggiunto:"È contro natura se due uomini finiscono a letto assieme [...] L'omosessualità è una anomalia!". Zelmerlöw si è poi scusato, ma sta di fatto che abbia comunque dei pregiudizi nei confronti della comunità LGBT.
"Dire addio alla verginità non è
facile per tutti. Alcuni hanno bisogno di essere pronti per un passo così
importante e finiscono con l’affrontare il sesso come soldati che si preparano
a una guerra. E anche se per molti è solo una questione fisiologica del tipo
“Prima lo faccio meglio è”, ci sono ancora coloro - e sono ormai in pochi - per
cui se non c’è almeno un pizzico di magia l’evento non potrà mai essere
considerato memorabile.
Gli altri che invece vogliono
liberarsi della propria zavorra il
prima possibile, lo fanno come se ci fosse un premio in palio per chi arriva
primo. Manca solo che se ne vadano in giro con la scritta “da consumare
preferibilmente entro il...” sulla fronte, o meglio, sulle mutande.
Mi sono sempre chiesto perché mai si
abbia tanta fretta. Il sesso è certamente una cosa piacevole da scoprire, ma
c’è un tempo per ogni cosa.
Ci sono forse studi scientifici
secondo cui se non si perde la verginità entro un arco di tempo delimitato c’è
il rischio che il nostro cosino avvizzisca e muoia?"
estratto dal libro: Principi azzurri a luci rosse, capitolo 4 "Bye Bye
Baby's Ass"
Nel 1996 il genio di Wes Craven partoriva il film "Scream", forse un po' per parodiare i tipici film dell'orrore con le immancabili scream queens. Il film pur non eccellendo rispetto i suoi passati lavori, aveva comunque qualcosa di innovativo nel suo genere. Questo giugno, dopo una sfilza di sequel che non gli hanno certo dato maggiore dignità, arriva sul piccolo schermo la serie targata MTV. Si rivelerà un flop o farà tornare in vita un classico che ormai puzza di vecchio?
Da
una parte una coppia di coniugi - all'apparenza felice - e il loro bambino, terrorizzato
dal mostro nel suo armadio. Dall'altra una famiglia con un cane grande e grosso
di nome Cujo. Nell'opera del maestro dell'orrore le vicende delle due famiglie si
intrecciano per volere del destino.
Cujo,
un San Bernardo fedele e affettuoso, per colpa di un pipistrello contrae la
rabbia e da quel momento comincia la sua inevitabile mutazione.
La
cosa bellissima del libro di Stephen King è proprio quella di vedere il punto
di vista di questo insolito protagonista. L'apprendere come la sua malattia si
aggravi pian piano e lo faccia mutare non solo nell'aspetto, ma anche
nell'animo.
Le
storie delle due famiglie si intrecciano e sviluppano in parallelo, ma in
sequenza alternata. Vediamo la famiglia Trenton alle prese con uno scandalo che
sta devastando l'azienda per cui lavora il marito Vic; poi c'è la famiglia di
Joe Camber, la cui moglie vince un'ingente somma di denaro che potrebbe
cambiare le loro vite. Cujo diventa il perno di questa situazione. In modo
speculare le storie assumono le stesse caratteristiche, ma cambiano nei
dettagli. Se da una parte a partire è il marito Vic, dall'altra a partire sarà
la moglie di Camber, accompagnata dal figlioletto.
Chi
rimane a Castle Rock è destinato ad avere a che fare con la morte, che in
questo caso prende le sembianze di un San Bernardo con gli occhi tristi e il
cervello in tilt. Egli si rivela al contempo demone e angelo punitore delle due
famiglie, entrambe colpevoli ma per ragioni diverse.
Una
fiaba horror protestante potremmo definire questa storia agghiacciante, in cui chi
non si comporta come si deve è destinato a subire il castigo divino del dio
della morte rappresentato dal nostro cagnolone rabbioso.
Seppure
il libro non sia male (ho saputo apprezzarlo solo in seguito), esso è piuttosto
prolisso e si dilunga in capitoli che risultano futili e che interrompono la
tensione creata nei capitoli precedenti. È un continuo alternarsi fra calma e alta
tensione. Forse questo era il volere di King, ad ogni modo a mio parere il film diretto da Lewis Teague (1983) risulta molto più rapido e incisivo.
Da sempre i film horror ci terrorizzano e ci suscitano emozioni forti che spesso ci trasciniamo dietro per giorni (a volte anche anni), ma molti non sanno che queste terribili storie talvolta sono vere. Ecco una lista di film horror ispirati a vicende realmente accadute.
1. THE EXORCISM OF EMILY ROSE
Il film tratta del processo giudiziario di un prete,
accusato di omicidio colposo nei confronti di una giovane ragazza, epilettica
per l'accusa, posseduta dal demonio invece per la difesa.
Il film è ispirato alla triste storia di Anneliese
Michel, una ragazza tedesca profondamente religiosa che all'età di 16 anni iniziò
a soffrire di una grave forma di convulsioni. I medici le diagnosticarono l'epilessia del lobo
temporale. A questi sintomi si aggiunsero le allucinazioni, fu necessario il
ricovero presso un ospedale psichiatrico. La famiglia Michel e la stessa
Anneliese iniziarono ad attribuire i sintomi alla possessione demoniaca, fino a
richiedere un esorcismo. I sacerdoti rifiutarono, insistendo sul fatto che
fosse epilettica, non posseduta, almeno fino al 1975, quando il sacerdote
Arnold Renz acconsentì. La ragazza fu sottoposta a 67 sedute di esorcismo per
più di dieci mesi e alla fine morì per malnutrizione e disidratazione. I sacerdoti Ernst Alt e Arnold Renz furono accusati di
omicidio colposo e, al processo, sostennero che Anneliese fosse posseduta da
sei demoni. Vennero condannati per omicidio colposo, ma scontarono solo sei
mesi di carcere e tre mesi di libertà vigilata.
2. THE HAUNTING CONNECTICUT - IL MESSAGGERO
Una famiglia con un bambino malato, un edificio con
una storia malvagia alle spalle e qualche possessione qua e là. Nonostante
gli ingredienti già visti nei vari film horror, The Haunting in Connecticut ebbe un discreto successo grazie a un
pizzico di realtà. Basato sul libro In a
Dark Place: The Story of a True Haunting, la pellicola trae spunto dalla
famiglia Snedeker, che si trasferì in una casa nel Connecticut nel 1984, solo
per scoprire che l'abitazione era un ex obitorio, dove un dipendente era stato
condannato di necrofilia. Oltretutto, la famiglia era anche perseguitata
da un demone "con i capelli e gli occhi bianchi, indossava uno smoking
gessato, e i suoi piedi erano costantemente in movimento".
3. THE CONJURING- L'EVOCAZIONE
Al centro del film e della storia vera, la figura
di Betsabea Sherman, una donna accusata di stregoneria che visse nel
Rhode Island. Il sospetto nacque quando un bambino a cui era affidato morì
misteriosamente.
Quando fu fatta l'autopsia, fu stabilito che la morte del bambino era causato
da un grosso ago da cucire impalato alla base del cranio. I cittadini ritennero
che Betsabea sacrificò il bambino come offerta al diavolo, ma per insufficienza
di prove una corte l'assolse. La famiglia Perron un secolo più tardi si
trasferì ad Harrisville, proprio nella casa che fu di Betsabea. Una serie di
fatti inspiegabili colpì la famiglia finché non furono chiamati i coniugi Warren, investigatori del paranormale, per
esorcizzare l'abitazione e la signora Perron posseduta dallo spirito della
strega.
4. THE MOTHMAN PROPHECIES
The Mothman Prophecies racconta di un'inquietante entità
avvistata per un anno dai cittadini di Point Pleasant, che aveva avvertito i
cittadini riguardo il presagio di una catastrofe imminente, che si concretizzò
nel crollo del Silver Bridge nel dicembre del 1976, portando alla morte di 46
persone. L'episodio è realmente accaduto, o meglio, molti cittadini hanno più
volte dichiarato di aver avvistato la strana creatura dagli occhi rossi. Inoltre
il ponte crollò realmente. Point Pleasant, West Virginia, è un luogo reale dove
è stata eretta anche una statua dell'uomo falena.
5. THE AMITYVILLE HORROR
The Amityville Horror è senza dubbio il caso più
famoso di Ed e Lorraine Warren. Il film, ambientato a Long Island nel 1975,
narra le vicende di una famiglia che si trasferisce in una nuova casa,
infestata da una presenza maligna. La casa al 112 di Ocean Avenue, Amityville,
New York esiste realmente e nel 1974 fu sede del brutale omicidio di sei
persone.
Ronald DeFeo Jr. sterminò a colpi di fucile la
famiglia, composta dai genitori e i quattro fratellini. Durante il processo
raccontò di essere stato incitato dalle voci degli spiriti che infestavano la
casa che lo guidavano a compiere il delitto. Secondo gli psichiatri, DeFeo Jr
soffriva di disordini da personalità asociale ed era dipendente dall'uso di
eroina e LSD, ma cosciente di quello che stava facendo. L'anno dopo la
tragedia, la famiglia Lutz acquistò la casa e dopo soli 28 giorni ne fuggì
terrorizzata asserendo che fosse infestata.
6. NIGHTMARE
Per creare la terrificante storia che avvolge la saga
di Freddy Krueger, il regista Wes Craven ha dichiarato di essersi ispirato a un
articolo letto sul Los Angeles Times negli anni '70. La notizia raccontava di
un gruppo di immigrati Khmer, fuggito in America dopo il bombardamento
statunitense della Cambogia. Molti di
loro avevano cominciato a soffrire di incubi inquietanti e si rifiutavano di
dormire. Pochi giorni dopo, quando finalmente caddero tra le braccia di
Morfeo, morirono nel sonno, un fenomeno chiamato dai medici "sindrome
della morte asiatica".
7. L'ESORCISTA
Nessuno può dimenticare la bambina Regan, la camminata
da ragno per le scale e la scena del crocifisso. Quando uscì nel 1973
L'Esorcista terrorizzò milioni di persone e ancora oggi fa parlare di sé. Il
cult horror di William Friedkin prende spunto dal romanzo di William Blatty, a
sua volta ispirato al caso di "Roland Doe", lo pseudonimo di un
esorcismo accaduto realmente nel 1949.
Secondo i diari tenuti dal sacerdote don Raymond
Bishop, "Roland" nasce da una famiglia cristiana luterana tedesca nel
Maryland, e ha iniziato a manifestare segni di possessione a 13 anni, dopo aver
cercato di contattare la zia morta con una tavola ouija. Nove sacerdoti e
trentanove altri testimoni parlarono di mobili in movimento, suoni graffianti
nelle pareti, le parole "malvagio" e "inferno" che
apparivano sulla pelle del ragazzo, e un grande rumore quando il rituale
dell'esorcismo fu finalmente completato.
8. ANNABELLE
Annabelle, lo spin off dell'acclamato The Conjuring, narra
la storia della bambola demoniaca, ispirata a fatti realmente accaduti. Quella che
appare nel film horror è una bambola orribile, con la pelle color zombie e un
sorriso contorto. La versione originale era un pupazzo di pezza, non di porcellana,
facente parte della collezione Raggedy Ann, e fu deciso di cambiarne l'aspetto per
non avere eventuali problemi con i produttori del giocattolo.
La bambola originale non apparteneva a una coppia,
bensì a una studentessa di infermieristica, acquistata dalla madre in un
negozio di bambole usate per il compleanno della figlia. Ben presto gli amici
della studentessa cominciarono a notare che la bambola si muoveva da sola e che
lasciava in giro appunti scritti con una calligrafia da bambina. All'inizio si
pensò che la bambola fosse posseduta dallo spirito di Annabelle Higgins, una
bambina di sette anni morta in quella casa, si scoprì poi invece che era
manovrata da uno spirito maligno che aggredì diverse persone prima di essere
prelevata dai Warren.
9. LA BAMBOLA ASSASSINA
Sempre a proposito di bambole, il film "La
bambola assassina" del 1988 è ispirato alla storia della bambola chiamata
"Robert the doll". Agli inizi del XX secolo il cinquenne Robert
Eugene Otto la ricevette in dono da un servo. Poco dopo aver ricevuto la
bambola tuttavia si verificarono strani fenomeni. Il bambino parlava con la
bambola, che gli rispondeva. Inoltre talvolta il volto della bambola appariva
cambiato. Chiuso in un museo il giocattolo risiede in una teca. La leggenda
dice che chiunque tenti di fotografarlo senza
il permesso della bambola, venga maledetto dalla stessa.
10. WOLF CREEK
Film horror australiano del 2005 in cui tre escursionisti, in viaggio per visitare l'enorme cratere meteoritico del Wolf Creek, si imbattono nel serial killer Mick Taylor. Tratto da una storia vera, come veniamo a sapere nell'incipit, il film è liberamente ispirato agli omicidi commessi dall'assassino seriale Ivan Milat. Le sue sette vittime erano turisti che giravano col sacco a pelo. Milat venne catturato e condannato all'ergastolo, a differenza di ciò che viene raccontato nel film.
11. NON APRITE QUELLA PORTA
Ebbene sì, per quanto possa risultare
terrificante il film di Tobe Hooper datato 1974 è ispirato alla vera storia del
serial killer Ed Gein. Dentro la sua abitazione furono trovati vari corpi
privati della pelle, cadaveri fatti a pezzi e brandelli umani in formalina.
12. PSYCHO
Parlando di Ed Gein è impossibile non citare
il capolavoro di Alfred Hitchcock del 1960. Il regista trasse la storia dal
libro omonimo di Robert Bloch, a sua volta ispirato alla storia di Gein, la cui
vita fu segnata da un profondo e morboso attaccamento alla madre, tanto da
tenerla in casa con sé anche dopo il decesso.
13. LE COLLINE HANNO GLI OCCHI
Wes Craven sembra aver spesso tratto
ispirazione per le proprie opere da eventi realmente accaduti. Il film in
questione, uscito nei cinema nel 1977, è stato ispirato alla storia di
Alexander "Sawney" Bean che fu il capo di un clan di cannibali
composto da 48 persone. La vicenda accadde in Scozia nel sedicesimo secolo e il
clan nel corso di 25 anni fece più di mille vittime prima di essere scoperti
nel luoghi in cui si nascondevano: delle caverne.
14. IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Il serial killer Buffalo Bill, centro delle
indagini di Clarice Sterling, è delineato sulle figure di Ed Gein e in
particolare dell'assassino seriale Ted Bundy, che col suo fascino e fingendosi
invalido infondeva fiducia nelle ragazze che poi rapiva e uccideva brutalmente.
15. THE STRANGERS
Film cult del genere Home Invasion, tratta del dramma di una giovane coppia isolata in una baita che viene terrorizzata da un gruppo di sconosciuti mascherati e con intenzioni omicide. Il regista ha affermato che il film è basato su eventi realmente accaduti. Uno degli eventi era il massacro compiuto dai seguaci di Charles Manson. Tuttavia, un'altra terribile storia legata al film è quella degli omicidi del Keddie Resort. Nel 1981 Su Sharp e i suoi figli affittarono un cottage presso il famoso resort. La mattina del 12 aprile furono trovati legati con del nastro adesivo. Erano stati picchiati e accoltellati. Dei figli della Sharp ne mancava una, il cui cranio venne ritrovato anni dopo in un campeggio nelle vicinanze. Fino a oggi gli omicidi non hanno trovato risoluzione.
Le bambole hanno da sempre un fascino ambiguo, probabilmente per il fatto di essere miniature e riproduzioni (talvolta piuttosto fedeli) di esseri umani. Grazie al successo di film come "La bambola assassina" o il recente "Annabelle" il fenomeno delle bambole possedute è stato portato sul grande schermo suscitando un interesse sempre maggiore. Da sempre si parla di possessioni demoniache o spirituali di oggetti inanimati, e forse le bambole sono l'esempio più inquietante. In questi video sono stati catturati i momenti in cui questi giocattoli prendono vita. Veri o falsi che siano mettono comunque parecchia inquietudine.
Fate attenzione alla bambola calva.
Oltre alla bambola date un'occhiata al televisore nello specchio.
Intravedete anche voi un inquietante volto umano?
La bambola segue con lo sguardo la sua proprietaria.
Il video è tratto dal film "Entity" (2012) di Steve Stone. La storia parla di una troupe televisiva del programma inglese "Darkest secrets" che si spinge nella remota zona di Sadovich in Russia per far luce su una misteriosa vicenda avvenuta anni prima: 34 cadaveri ritrovati nei boschi di Sadovich senza che le indagini della polizia portassero alla risoluzione del caso. La troupe con l'aiuto della medium Ruth e dell'accompagnatore russo Yuri raggiunge un'abbandonata struttura militare, dove i militari tenevano segregati "particolari pazienti".
Un film ben costruito, anche se si evince già a metà come andrà a finire. Una storia molto simile per certi versi a "ESP - fenomeni paranormali", girato solo un anno prima e che ha riscosso maggiore successo. La suspense viene mantenuta per tutto il film senza smorzarsi mai. Consigliato a chi piacciono le storie di presenze ed entità soprannaturali.
Giovanni Dallammare
era sempre stato convinto - erroneamente - che il suo fosse il migliore
ristorante del quartiere. Questo perché parenti e amici di famiglia non avevano
mai avuto il coraggio di confessargli quanto in realtà fossero scialbi e banali
i piatti proposti, pur continuando a servirsi da lui.
Adesso, dopo anni
di attività, si ritrovava così a dover far fronte a debiti insostenibili.
Costretto a risparmiare sulle spese di gestione, sul personale e sui prodotti
utilizzati per cucinare, il suo locale finì col perdere sempre più clientela. E
dacché nessuno si occupava più di pulire le cucine, tante micro creature - e
non - si erano insinuate negli spazi più angusti per venire allo scoperto belle
pasciute, ma difficili da ammazzare.
Le cucine
proliferavano così di bestiacce che non solo facevano avariare gli ingredienti,
ma ne facevano buon uso per cibarsene ogni qual volta il cuoco non si trovava
nei paraggi.
Giovanni non sapeva
più che fare. Sarebbe bastata un'ispezione dell'Ufficio Igiene per fargli
chiudere i battenti.
Un giorno facendo
zapping da un canale all'altro si ritrovò a guardare un programma televisivo
riguardante tutti i cibi più strani di cui la gente si alimenta nel mondo.
Quando vide friggere ragni grossi come un palmo e roditori che sua moglie
avrebbe preso a colpi di scopa, ebbe come un'illuminazione.
«Concetta!
Concetta!» urlò dal salotto. Sua moglie, preoccupata, si fiondò nella stanza
pensando che al marito stesse a prendere un infarto.
«Ma che c'hai da
gridare comme 'nu pazzu?» lo riprese poi vedendolo di fronte alla tv tutto
contento.
«Ho trovato la
soluzione ai nostri problemi!» esultò.
La moglie lo fissò
come inebetita e dopo essersi lasciata spiegare il piano, la sua reazione fu tra
la sorpresa e il disgusto.
«Maro' ma dici 'o vero?»
chiese incredula.
«Scherzerei mai sul
nostro futuro? Abbiamo la soluzione a portata di mano!»
Pochi giorni dopo
il ristorante chiuse per rinnovo locali. Tutti erano incuriositi dallo scoprire
che novità avrebbe apportato il buon vecchio Giovanni per risollevare le proprie
finanze.
Il giorno della
riapertura tutto il quartiere si era infatti riunito per assistere alla nuova
fase della vita dei Dallammare. Quando il telo che ricopriva la facciata venne
tirato giù, la gente rimase sorpresa dal notare che piega drastica avesse preso
l'attività di Giovanni.
"Ristorante
Thai" diceva l'insegna nuova. I presenti entrarono incuriositi nel locale,
ora arredato con bambù, lampade in carta di riso, tendaggi e separé dai disegni
orientali. Concetta ricevette i clienti agghindata in un particolare abito
esotico, i capelli raccolti all'insù e fermati con uno spillone di legno.
«Trasiti, accomodatevi» li accolse
allegra con una serie di lievi inchini.
I clienti presero
posto e subito diedero un'occhiata al nuovo menù. Non vi erano foto, ma i nomi
delle pietanze facevano venire l'acquolina in bocca. Stuzzichini fritti,
bocconcini di carne cotta al vapore, verdurine in pastella e tanto altro.
Sembravano piatti parecchio raffinati per il vecchio ristorante dei Dallammare,
ma tutti accolsero la novità con piacere e ordinarono impazienti di gustare
quelle prelibatezze.
Su piatti quadrati,
disposti coreograficamente, Concetta servì loro spiedini dorati di ratto
grigliato, aracnidi croccanti cotti al forno, blatte pastellate e fritte che
scoppiettavano sotto i denti lasciando fuoriuscire il loro ripieno denso come
pus.
In molti inorriditi
scapparono dal locale senza nemmeno servirsi. Altri per non dare un dispiacere
ai proprietari, loro amici, decisero di restare e assaggiare loro malgrado quei
piatti "etnici", con l'intenzione poi di vomitarli a casa.
Il nuovo tentativo
dei Dallammare tuttavia non si rivelò un flop totale, poiché turisti e singolari
gourmet si fermarono al locale per
assaporare le nuove pietanze, che trovarono gustose e interessanti. Questo
almeno finché la polizia non venne informata dalla clientela insospettita.
Le rivisitazioni
culinarie dei Dallammare finirono così su tutti i giornali e per quanto astuta
potesse sembrare la trovata di Giovanni, alla fine non fece altro che mandarlo
in rovina e renderlo tristemente celebre.
"Il mondo terreno non può funzionare senza di
noi, perché è su di noi che si poggia". Questa frase tratta dal libro
"Il Doppio - Il martello dell'Ade" di Anton Francesco Milicia,
rappresenta in pieno l'essenza del male che comanda incontrastato sulla terra.
E il male la insidia sottilmente in quest'opera con la sua "Terra di sotto".
Una storia country-horror che ci
offre - soprattutto nella prima metà - uno spaccato storico, culturale e
sociale di territori ricchi di tradizione e fascino quali quelli della Locride calabrese
e della Maremma pisana.
Casignana
è il luogo da cui parte questa avventura nei sottostrati sociali e culturali di
un'Italia poco conosciuta. Protagonista ne è Lorenzo, geometra iscrittosi
tardamente alla facoltà di Architettura, con una tesi su Giovanni Michelucci da
terminare e una laurea da conseguire. Intraprende un lungo viaggio per
arricchire di materiale la propria ricerca, che dalla Calabria lo spinge
lentamente su fino in Toscana, precisamente a Sasso Pisano, piccola località
turistica famosa per i suoi soffioni e lagoni boraciferi sfruttati per la
produzione di energia elettrica. Qui verrà a contatto indirettamente con la Terra di sotto e con chi la governa.
Questo mondo sotterraneo, anche se non pienamente descritto, risulta essere una
sorta di Inferno in cui demoni insaziabili si nutrono di anime, ribollendo tra
i vapori sulfurei delle falde acquifere sotterranee.
Dopo
una premessa che ci mostra uno squarcio paesaggistico dell'Italia, nella terza
parte del libro si entra nel vero e proprio scenario horror. In alcune scelte
questa parte smorza un po' dell'attrattiva che aveva suscitato precedentemente
nel corso della lettura. Forse anche per l'aspettativa di addentrarsi in questa
Terra di sotto, di cui l'autore
definisce solo alcuni sprazzi, soffermandosi più che altro sul misterioso e
macabro rituale del "Mosaico".
L'opera
ingloba sapientemente nel proprio sviluppo elementi di storia, cronaca nera e
letteratura, nonché di arte, tecnologia e medicina. È un insieme di conoscenze
ben inserite qua e là nella vicenda che dimostra una notevole consapevolezza
dell'autore della materia trattata (com'è giusto che sia), seppure in alcuni dialoghi
certi concetti risultino superflui e stonino leggermente con le vicende narrate.
Milicia riesce inoltre a valorizzare la sua zona e i prodotti della stessa,
incuriosendo il lettore verso le località della costa ionica calabrese, ma
anche di Sasso Pisano e dintorni, tanto da spingerti a voler intraprendere un
viaggio solo per visitarli e ripercorrere le tappe della storia. Scenari in cui
il demonio sembra far sentire prepotentemente il proprio pestilenziale respiro
di zolfo per mezzo della natura.
Belle
e colorite le descrizioni e le metafore, che ti fanno calare perfettamente nell'atmosfera
horror (un esempio: il bastone dell'inquietante vecchietto sulla passerella
metallica che risuona come campane a morte).
Unica
piccola pecca di questo libro sono a mio avviso i dialoghi. L'autore infatti, pur
conferendo a ognuno dei personaggi un dialetto tipico del luogo, talvolta li fa
esprimere sullo stesso tono (colto) e in questo modo i dialoghi non danno
giusto spessore ai personaggi, facendoli apparire molto simili tra loro e non delineandoli
quindi nelle loro singole personalità (questo si evince soprattutto
dall'ingegnere rasta, dal prete e dal vecchio col bastone). Per questo motivo i
dialoghi risultano talvolta poco convincenti e forzati, tanto da spezzare la
suspense che poco prima si era venuta a creare; i personaggi dicono più di
quello che dovrebbero, rompendo quel velo di mistero che avvolge la vicenda.
Questi aspetti, seppure possano risultare irrilevanti per i più, a mio parere
smontano in parte la struttura della storia, precedentemente ben costruita,
facendola così apparire un po' prevedibile.
Nel
complesso è comunque un buon libro, che ti lascia incollato alle pagine grazie
a un ritmo incalzante e una narrazione mai eccessivamente prolissa, ma anzi ben
bilanciata.
Ogni
capitolo è accompagnato da immagini realizzate dall'autore e inserite alla fine
di ognuno di essi; intrigante anche la copertina, sempre a cura dell'autore.