martedì 28 aprile 2015

RACCONTO: IL RISTORANTE ETNICO

IL RISTORANTE ETNICO - di Fab Draka



Giovanni Dallammare era sempre stato convinto - erroneamente - che il suo fosse il migliore ristorante del quartiere. Questo perché parenti e amici di famiglia non avevano mai avuto il coraggio di confessargli quanto in realtà fossero scialbi e banali i piatti proposti, pur continuando a servirsi da lui.
Adesso, dopo anni di attività, si ritrovava così a dover far fronte a debiti insostenibili. Costretto a risparmiare sulle spese di gestione, sul personale e sui prodotti utilizzati per cucinare, il suo locale finì col perdere sempre più clientela. E dacché nessuno si occupava più di pulire le cucine, tante micro creature - e non - si erano insinuate negli spazi più angusti per venire allo scoperto belle pasciute, ma difficili da ammazzare.
Le cucine proliferavano così di bestiacce che non solo facevano avariare gli ingredienti, ma ne facevano buon uso per cibarsene ogni qual volta il cuoco non si trovava nei paraggi.
Giovanni non sapeva più che fare. Sarebbe bastata un'ispezione dell'Ufficio Igiene per fargli chiudere i battenti.
Un giorno facendo zapping da un canale all'altro si ritrovò a guardare un programma televisivo riguardante tutti i cibi più strani di cui la gente si alimenta nel mondo. Quando vide friggere ragni grossi come un palmo e roditori che sua moglie avrebbe preso a colpi di scopa, ebbe come un'illuminazione.
«Concetta! Concetta!» urlò dal salotto. Sua moglie, preoccupata, si fiondò nella stanza pensando che al marito stesse a prendere un infarto.
«Ma che c'hai da gridare comme 'nu pazzu?» lo riprese poi vedendolo di fronte alla tv tutto contento.
«Ho trovato la soluzione ai nostri problemi!» esultò.
La moglie lo fissò come inebetita e dopo essersi lasciata spiegare il piano, la sua reazione fu tra la sorpresa e il disgusto.
«Maro' ma dici 'o vero?» chiese incredula.
«Scherzerei mai sul nostro futuro? Abbiamo la soluzione a portata di mano!»
Pochi giorni dopo il ristorante chiuse per rinnovo locali. Tutti erano incuriositi dallo scoprire che novità avrebbe apportato il buon vecchio Giovanni per risollevare le proprie finanze.
Il giorno della riapertura tutto il quartiere si era infatti riunito per assistere alla nuova fase della vita dei Dallammare. Quando il telo che ricopriva la facciata venne tirato giù, la gente rimase sorpresa dal notare che piega drastica avesse preso l'attività di Giovanni.
"Ristorante Thai" diceva l'insegna nuova. I presenti entrarono incuriositi nel locale, ora arredato con bambù, lampade in carta di riso, tendaggi e separé dai disegni orientali. Concetta ricevette i clienti agghindata in un particolare abito esotico, i capelli raccolti all'insù e fermati con uno spillone di legno.
«Trasiti, accomodatevi» li accolse allegra con una serie di lievi inchini.
I clienti presero posto e subito diedero un'occhiata al nuovo menù. Non vi erano foto, ma i nomi delle pietanze facevano venire l'acquolina in bocca. Stuzzichini fritti, bocconcini di carne cotta al vapore, verdurine in pastella e tanto altro. Sembravano piatti parecchio raffinati per il vecchio ristorante dei Dallammare, ma tutti accolsero la novità con piacere e ordinarono impazienti di gustare quelle prelibatezze.
Su piatti quadrati, disposti coreograficamente, Concetta servì loro spiedini dorati di ratto grigliato, aracnidi croccanti cotti al forno, blatte pastellate e fritte che scoppiettavano sotto i denti lasciando fuoriuscire il loro ripieno denso come pus.
In molti inorriditi scapparono dal locale senza nemmeno servirsi. Altri per non dare un dispiacere ai proprietari, loro amici, decisero di restare e assaggiare loro malgrado quei piatti "etnici", con l'intenzione poi di vomitarli a casa.
Il nuovo tentativo dei Dallammare tuttavia non si rivelò un flop totale, poiché turisti e singolari gourmet si fermarono al locale per assaporare le nuove pietanze, che trovarono gustose e interessanti. Questo almeno finché la polizia non venne informata dalla clientela insospettita.
Le rivisitazioni culinarie dei Dallammare finirono così su tutti i giornali e per quanto astuta potesse sembrare la trovata di Giovanni, alla fine non fece altro che mandarlo in rovina e renderlo tristemente celebre.


Fab Draka

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