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ESCURSIONE SUL
VULCANO
La vetta bianca dell'Etna
contrastava col cielo terso e azzurrastro di febbraio. Dopo le lunghe e
assillanti piogge adesso il sole risplendeva in tutto il suo calore.
Il gruppo si era
spinto fino in cima per un'escursione. L'intento di Cesare era quello di
sfruttare la gita per un allenamento di resistenza. Già la scalata sarebbe stato
un esercizio abbastanza faticoso, avrebbero poi improvvisato degli esercizi
sulla neve.
Si erano dati
appuntamento davanti il Rifugio Sapienza, un edificio che fungeva da hotel e
ristorante, costruito prima della seconda guerra mondiale per le milizie e
durante gli anni più volte attaccato dalle colate laviche.
Alessandro e
Antonio erano partiti insieme, portando con sé Davide che aveva chiesto un
passaggio. In auto Alessandro era stato un po' taciturno, lasciando Antonio
perplesso mentre Davide si era mostrato socievole come al solito.
Fabrizio si era
fatto trovare già lì al loro arrivo. Solo con se stesso, aveva voluto godere della
pace di quel luogo a mattino così presto per respirarne l'aria frizzantina, mentre
il popolo etneo riposava ancora alle pendici del vulcano.
Cesare e Manolo
furono gli ultimi ad arrivare. Quel mattino Manolo era stato più lento del
solito nel prepararsi, facendo innervosire il suo fidanzato che odiava arrivare
in ritardo. Sembrava quasi stesse venendo controvoglia a quell'appuntamento e
Cesare cominciò a domandarsi se si fosse già stufato del progetto. Ormai lo
conosceva abbastanza e sapeva che era capace di mollare con troppa
superficialità delle nuove iniziative. Era stata una sua preoccupazione sin
dall'inizio. Eppure ogni volta che si trovavano in campo per gli allenamenti lo
vedeva dedicarsi con dedizione al gioco. La cosa lo spiazzava a tal punto che
preferiva non dire nulla per evitare di innescare la miccia.
«Buongiorno
ragazzi» fece Cesare non appena scese dall'auto, ma il gruppo rispose quasi
controvoglia. Si chiese che fosse successo in sua assenza. Sembravano seccati,
pensò fosse dovuto al ritardo e si scusò.
Manolo scese
dall'auto e senza nemmeno salutare si avviò verso di loro con lo stesso
atteggiamento stanco e rassegnato. Cesare venne preso dall'ansia e cominciò a
pensare che tutto il progetto sarebbe sfumato ancor prima di concretizzare
qualcosa di importante.
Per cercare di rompere
il ghiaccio che sembrava aver avvolto non solo la cima del vulcano ma anche i
loro cuori, propose subito una corsa di riscaldamento. L'aria rarefatta rendeva
più complicato respirare e gli sforzi erano quindi intensificati. Il freddo poi,
pur con le tute da neve che impedivano i movimenti, avrebbe intaccato le
muscolature, in quel modo avrebbero così determinato anche il grado di
resistenza muscolare di ciascuno.
Mentre si
allenavano Fabrizio aveva dato dimostrazione di essere di certo l'elemento più
valido in fatto di tempra. Ma Cesare non disse nulla, per non innalzarlo
rispetto agli altri scoraggiando questi ultimi.
Dopo la corsa,
mentre facevano gli stiramenti, Antonio si avvicinò ad Alessandro che per tutta
la mattina era stato freddo con lui e poggiandosi sulla sua spalla bisbigliò al
suo orecchio.
«L'altro giorno,
per Sant'Agata, Fabrizio mi ha detto di non essere gay» gli riferì sottovoce
creando piccole nubi di fiato bianco.
«Seee figurati»
rispose scettico Alessandro, «Sarà un represso. Si vede da come cercava di
scappare da noi. Che scemo.»
«Non te la prendere
con lui. Mi ha raccontato un po' di cose, non credo che sia gay. Perché
dovrebbe mentire? Non avrebbe senso dire di non essere gay in una squadra
totalmente gay.»
«Avrebbe potuto
dircelo sin dall'inizio» rispose Alessandro osservando Fabrizio con occhi
diversi. «Ma Cesare lo sa? Questa squadra non doveva essere esclusivamente gay?»
Antonio lo fissò e
alzò un sopraciglio.
«Come pensi di
sconfiggere i pregiudizi se poi sei il primo che li perpetra?»
«Io non mi fido di
uno così. Come puoi sapere che ti abbia detto la verità? Lo conosciamo appena»
replicò sospettoso.
«Adesso lo conosco
un po' meglio» rispose quindi Antonio seccato da tanta ostinata diffidenza.
«Dovete averne
passato di tempo assieme per conoscervi così a fondo» ribatté quindi Alessandro
infastidito.
«Beh, non hai fatto
lo stesso con Davide?»
«Oh sì, a
proposito, molto carino da parte tua lasciarmi solo con lui!» disse ironico.
«Pensavo di averti
fatto un favore.»
«Cioè?»
«"Oh Davide,
perché non studiamo insieme qualche volta?"» gli fece il verso.
«Cos'è la tua
gelosia o invidia?»
Antonio non rispose
ed entrambi, seccati, si voltarono uno da una parte e uno dall'altra senza
rivolgersi più la parola.
Nel frattempo erano
stati divisi in gruppi di due per aiutarsi negli esercizi. Anche Cesare si era
unito al gruppo visto che erano dispari, aiutando Antonio. Mentre Fabrizio era
stato assegnato ad Alessandro che lo guardava diffidente e Manolo a Davide.
«Sembriamo proprio
destinati a stare assieme» disse sottovoce quest'ultimo.
«Falla finita»
rispose Manolo a denti stretti. «Scordati tutto.»
«Forse dovremmo
parlarne, non credi? Magari c'è un problema di fondo.»
«Non sono cazzi
tuoi, pensa ad allenarti e non rompere» chiuse la conversazione guardandosi con
circospezione attorno. Nessuno sembrava averli sentiti, anche perché erano
distanti l'uno dall'altro circa due metri.
«Sta' tranquillo,
non l'ho detto a nessuno.»
«Ci mancherebbe, ti
avrei fatto a pezzi.»
Si arrampicarono
per un breve tratto, poi finiti gli allenamenti andarono al rifugio a prendere
qualcosa per ristorarsi. Il freddo li aveva intirizziti a tal punto che avevano
i nasi rossi e le guance screpolate.
«Ci sono stati
problemi in squadra?» chiese Cesare ad Antonio osservando i ragazzi mentre
prendevano una cioccolata calda. «Sembrate tutti così freddi l'uno con
l'altro.»
«Piccole magagne,
niente di grave» rispose stirandosi la schiena per il dolore.
«Vi ho fatto penare
oggi, eh?» chiese ridendo.
«Ridi ridi, se mi
distruggi mi faccio pagare per nuovo.»
Al momento di
tornare a casa indossarono di nuovo i giubbotti sopra le tute da neve e Fabrizio
sistemò la sciarpa ad Antonio.
«Non vorrai
prenderti di freddo di nuovo proprio ora che ti è passato il raffreddore?»
Antonio sorrise e
aggiustandosi il cappello di lana in testa seguì i compagni di squadra.
Alessandro dietro
di loro, vedendo la scena, provò un gran nervoso e stringendo i pugni fece un
passo e Davide lo fermò tenendolo per la spalla.
«Lascialo perdere»
gli disse, «Non vedi che non ti si fila?»
Alessandro sospirò
rassegnato e si rilassò un attimo.
«Hai impegni per
stasera?» gli chiese quindi sorprendendolo.
«No, direi di no»
rispose Davide. «Cosa avevi in mente?»
Alessandro si
strinse nelle spalle. «C'è Sanremo in tv, magari possiamo guardarlo assieme se
vuoi. Lo so, non è i migliori dei programmi però...»
«No no, va bene»
rispose Davide sorridendo.
Usciti dal Rifugio
Sapienza quest'ultimo prese un po' di neve e la appallottolò.
«Che vuoi fare?»
chiese Alessandro divertito.
«Sta' a vedere»
rispose prendendo bene la mira e colpendo da lontano Antonio alla schiena. Ad
Alessandro scappò da ridere e poco dopo fu colpito a sua volta da un mucchio di
ghiaccio compresso in una palla.
Antonio stava ridendo
di gusto. Alessandro volle allora rispondere all'attacco, ma Antonio schivò il
colpo e beccò dritto dritto la faccia di Manolo. Questi ringhiò furioso e
tutti, perfino Cesare, nel vederlo in quel modo scoppiarono a ridere.
Cominciò una
battaglia di neve, gli animi si placarono e la squadra parve tornare per un momento
quella solare e spensierata del primo incontro.
#FabDraka #GayCalcio #Tacchetto12_capitolo8
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