Enoch è un ragazzo affetto da artrite
idiopatica giovanile. La sua è una vita difficile non solo per la malattia che
lo affligge, ma anche per una madre rigida e dei compagni di scuola che lo
prendono di mira. Nei suoi sogni Enoch (un personaggio probabilmente ispirato a
Forrest Gump per via dei tutori alle gambe e della balbuzie) entra nei panni di
un coccodrillo e vendica le angherie subite dai bulli di turno.
Se l'intento di questo libro era essere horror,
la Ghinelli non è per nulla riuscita nel suo scopo. Mancano gli aspetti
principali del genere: la suspense, i colpi di scena, un'ambientazione ben
studiata e un ritmo serrato. Pur essendo un racconto che poteva risultare intrigante,
è sviluppato in modo talmente approssimativo e sbrigativo che ti lascia
insoddisfatto e deluso. Alla fine ti dà quasi la sensazione di aver letto l'embrione
abortito del romanzo.
Un libro con tematiche che meritavano di
essere maggiormente approfondite, come anche i suoi personaggi che risultano
poco delineati. Un esempio ne è Dorotea, la madre di Enoch, una donna austera
con segreti arcani che non si capisce dove abbia appreso e con quali scopi.
Anche i problemi sociali del protagonista a
mio avviso potevano avere dei risvolti ulteriori, magari esplorando la vita
privata dei suoi antagonisti, di cui viene fatto solo un accenno. I personaggi
sono in effetti tutti poco delineati, anche Rebecca, la zingara esperta di
egittologia che aiuta nelle indagini e che ha intuizioni piovute dal cielo, senza
alcun nesso logico o ulteriore spiegazione.
Anche la storia d'amore fra Gino e
Francesca è appena abbozzata.
C'è sicuramente l'uso di belle metafore, ma
questo non compensa però i dialoghi banali, la trama scialba (la suspense si
taglia col coltello da burro, per dire) e lo stile (sinceramente io non amo
molto i libri scritti al presente).
Inoltre la storia del dio Sobek, dalle sembianze
metà umane e metà coccodrillo, sembra un espediente buttato là per rendere la trama
più ricca, senza però aggiungerle niente di più o darle un sapore diverso. I
riferimenti alle onnipresenti blatte - che dovevano condurre la mente alla
simbologia egizia - vengono poi inseriti nel contesto senza spiegare realmente
a cosa servano.
Il finale è praticamente inesistente ed è
questa, a mio avviso, la pecca maggiore. Non vi è un finale aperto a varie
interpretazioni, non vi è proprio un finale. Non si capisce a cosa porti tutta
la trama e soprattutto non vi è risoluzione al mistero che la avvolge. È
lasciato tutto al caso.
Un libro, insomma, che si legge in un paio
di ore senza impegno, anche per il numero scarso di pagine che lo compongono.
Autrice: Lorenza Ghinelli
Anno: 2013
Genere: horror
Punteggio: 1 stella
Fab Draka
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